Domani si arriva al bivio, ma entrambi i sentieri sono stretti. Quello che porta verso la Lega, ha una sola via d'uscita, l'altro, quello del Pd, è pieno di insidie. I 5 Stelle catapultati al centro della scena politica dopo mesi di subalternità a Salvini, si muovono prudenti: è in gioco la sopravvivenza.
I 5S aspettano lo showdown parlamentare di domani, mentre i pontieri, solo figure di secondo piano per non sbilanciarsi, fissano le precondizioni. Quelle per andare avanti con la Lega sono draconiane, tanto da apparire inaccettabili. Luigi Di Maio è l'unico fan di questa soluzione, l'unica che lo manterrebbe al governo. Ma ieri, il vertice riunito a casa di Beppe Grillo a Marina di Bibbona con Casaleggio e i capi del Movimento, inclusi i capigruppo, la vicepresidente del Senato Paola Taverna e il presidente della Camera Roberto Fico, ha confermato la linea dura verso la Lega. L'unica possibilità di andare avanti è che Matteo Salvini si faccia da parte. «Tutti i presenti, si legge in una nota, si sono ritrovati compatti nel definire Salvini un interlocutore non più credibile». Il comunicato chiude con l'unico spiraglio: «Dispiace per il gruppo parlamentare della Lega con cui è stato fatto un buon lavoro in questi 14 mesi». Come dire, con la Lega si potrebbe anche andare avanti, ma solo incassando una vittoria chiara: la ritirata di Salvini e un governo sempre più a trazione pentastellata. «I leghisti non vengano a piangere da noi», tuonano i capigruppo esortando la pattuglia parlamentare del Carroccio «prendersela con il loro capo». Ai 5s è però chiaro che le possibilità che il Capitano scenda dalla barca del governo sono scarsissime. L'ultimo proclama di Salvini su Facebook lascia pochi dubbi: «Si lavora e si ragiona con calma da ministro dell'Interno: ieri, oggi e domani». E il leader del Carroccio anticipa il tema della battaglia dalla futura opposizione: lotta dura all'inciucio con «Renzi e compagnia».
Per i grillini però l'accordo con il Pd è tema delicato. Basta sentire Alessandro Di Battista: «Non so chi sia più inaffidabile tra Salvini e Renzi». Il Movimento pretende garanzie e insiste perché il nuovo governo nasca sotto la guida di Giuseppe Conte. Da tempo Casaleggio ha deciso di puntare su di lui e cucirgli addosso, a opera di Rocco Casalino, la credibilità istituzionale da contrapporre all'esuberanza salviniana. Ieri l'editoriale di Marco Travaglio sul Fatto si chiudeva proprio con la candidatura di Conte a capo del governo «giallorosso». E il quotidiano filogrillino ha dato ampio spazio alla storia del sorpasso dell'avvocato sul Capitano nella gara di reputazione on line.
Di Maio ha tentato invano l'ultima carta: puntare tutto sul taglio dei parlamentari, celebrato sui suoi social con un conto alla rovescia verso il voto del 22. Che, avvisa lo stesso vicepremier, salterebbe in caso di caduta del governo. Il sottinteso è che andare avanti con la Lega è il solo modo per far passare il provvedimento bandiera.
Ma Grillo e Casaleggio hanno deciso: il taglio dei parlamentari può attendere. Prima bisogna mettere al sicuro il governo. Nota a margine: la posizione ufficiale del M5s è sul Blog delle stelle. Il «capo politico» Di Maio parla dalla sua pagina Facebook.Twitter: giuseppemarino_
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.