Non c'è solo la luna di miele, confermata dai sondaggi, tra il nuovo governo giallo verde e gli italiani. C'è anche l'inaspettato feeling tra la cosiddetta linea dura di Salvini sull'immigrazione e il popolo del Pd. Infatti, se il 72% dei cittadini si dichiara favorevole al nuovo corso impresso dal ministro dell'Interno su Europa e migranti, anche tra gli elettori democratici uno su due, rivela un sondaggio Ixé per l'Huffington Post, è con il titolare del Viminale.
Mentre da un lato con la chiusura dei porti alle ong, a parole e con i fatti, Salvini ha innescato lo scontro con Francia e Spagna, dall'altro ha raccolto consensi interni su un asse trasversale che va dal Movimento cinque stelle, suo alleato di governo, alla sinistra. D'altronde il sorpasso della Lega sui pentastellati, finora bacino di raccolta dei voti emigrati da sinistra, nelle intenzioni di voto degli italiani è la testimonianza del vento che soffia in poppa al leader del Carroccio. Il ministro, al di là dei toni e delle polemiche a colpi di tweet, si è mosso su una linea di continuità con il suo predecessore, Marco Minniti, che con il suo pugno di ferro sui migranti, arrivato fino al punto di minacciare la chiusura dei porti nella fase di più acuta emergenza, era già stato bersaglio di attacchi dal suo stesso partito. Eppure lo stesso esponente Pd, che grazie ai risultati godeva di una fiducia granitica da parte degli elettori, era sembrato in grado di capace di pescare consensi anche a destra. Insomma, più che le battaglie di bandiera, agli occhi del popolo sembra premiare il pragmatismo di chi guida il ministero chiamato a gestire l'infinita emergenza sbarchi. Anche tra la base del M5s, dove pulsano anime di sinistra che soffrono le posizioni radicali di Salvini, la stragrande maggioranza è con lui: ben il 79 per cento si dichiara d'accordo con la sua linea.
D'altronde se Minniti grazie agli accordi con la Libia era riuscito a far crollare del 78 per cento gli arrivi di migranti sulle nostre coste, sulla stessa via intende muoversi Salvini. Che ha confermato la bontà del «poco» lavoro fatto dal predecessore e ha annunciato un imminente viaggio a Tripoli per continuare sulla strada della cooperazione con il Paese nordafricano, fornendo aiuti per favorire lo sviluppo e fermare all'origine il business dei trafficanti. Certo, nei suoi primi giorni da ministro il leader della Lega è già andato oltre, con la promessa di espulsioni massicce di irregolari e alleanze con la Germania e l'Austria per creare hotspot nei Paesi di provenienza. Eppure nemmeno le muscolari dichiarazioni di Salvini sulle organizzazioni non governative che «dovranno cercarsi altri porti non italiani dove dirigersi» hanno dissuaso la base dell'elettorato Pd dal condividere la linea generale dell'esecutivo.
Del resto il partito di Matteo Renzi ha subito una débâcle elettorale, come ammesso dallo stesso Minniti, per colpa
della sua incapacità di intercettare la paura degli italiani e di banalizzare il fenomeno migratorio con un'interpretazione «buonista» dell'emergenza. Ora tocca all'altro Matteo, mantenere intatto il patrimonio del consenso.
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