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Medici no vax in corsia. Il ministro Schillaci sfida le Regioni disobbedienti

Azioni legali contro i governatori contrari al reintegro. Un chirurgo si dimette: "Farsa"

Medici no vax in corsia. Il ministro Schillaci sfida le Regioni disobbedienti

Puglia e Campania alzano il muro contro il rientro dei medici no vax in ospedale e non intendono fare mezzo passo indietro sulla loro decisione. Ma il governo sta preparando il ricorso contro le delibere delle regioni «disobbedienti». «Stiamo valutando con i nostri legali» spiega il ministro della Salute Orazio Schillaci. «Impossibile un ricorso, sono scaduti i termini perchè la legge in questione è del 2021» replica il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

Il governo sta anche lavorando allo stop alle multe dei no vax, argomento che non verrà trattato nell'immediato ma su cui si stanno facendo varie considerazioni. Nonostante lo slittamento, le polemiche non si placano, soprattutto perchè, in base ai dati della Fondazione Gimbe, solo nella settimana in cui se ne è parlato le vaccinazioni hanno subito un crollo del 25%. «Congelare le multe - sostengono i medici - vuol dire far perdere fiducia nella campagna vaccinale».

Nelle corsie ospedaliere c'è parecchio subbuglio. «Caro ministro, se tornano i no vax in ospedale io mi licenzio. La medicina è una cosa seria. Non una barzelletta» scrive in una lettera aperta Vincenzo Carrozza, chirurgo all'ospedale Santissima Annunziata di Savigliano (Cuneo), in aspettativa dal 2017 per operare come medico di guerra nelle missioni Onu. «In questa grande famiglia di medici e infermieri, ogni azione ha cercato di seguire i protocolli scientifici accreditati. Non c'è mai stato posto per atti di pirateria medica, di pressappochismo, di pozioni magiche per curare i nostri pazienti. Oggi, con atto che chiamare scellerato è sminuirne il significato, si concede il diritto a degli stregoni (i medici no vax) di ritornare a esercitare la loro mala medicina nelle corsie e nei reparti degli ospedali del Servizio sanitario nazionale. Si concede il diritto a dei potenziali untori di infettare pazienti ospedalizzati, dunque fragili per definizione». Il messaggio al ministro alla Salute Orazio Schillaci è chiaro. E anticipa la reazione di parecchi altri medici, scandalizzati dalla scelta del governo di reintegrare il personale non vaccinato.

«Non è così che si risolvono i problemi di personale nei reparti». In effetti solo nei pronto soccorsi mancano 4.500 medici e - al di là dell'opportunità o meno della scelta - non è certo il rientro di 2mila colleghi a risolvere la situazione. Anche perchè, l'unico paletto su cui Schillaci è stato ferreo è che «saranno i direttori degli ospedali a decidere dove assegnare i medici reintegrati». E, per ragioni di sicurezza, il pronto soccorso è l'ultimo posto dove impiegarli.

Altri duemila no vax riprenderanno ad esercitare in libera professione, extra ospedale. «Da loro non mi farei curare, nemmeno a pagamento, fatevi curare voi, io voglio un medico di cui fidarmi» è lapidario il leader di Italia Viva Matteo Renzi. «È un suo diritto, ma se arriva in pronto soccorso per una milza rotta e c'è solo una anestesista o un chirurgo di guardia che fa? - replica Barbara Balanzoni, dottoressa radiata dall'Omceo di Venezia per le sue posizioni su vaccini anti-Covid - Facile dire che non si farebbe curare da medici non vaccinati quando basta fare una telefonata ai primari che fanno l'inchino ai politici amici.

Ma il poveraccio che non conosce nessuno chi l'aiuta?».

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