Cronache

Medici pronti allo sciopero: "Sanità vicina all'estinzione"

Sul tavolo il rinnovo del contratto e gli investimenti Entro 5 anni andranno in pensione 45mila dottori

Medici pronti allo sciopero: "Sanità vicina all'estinzione"

Camici bianchi sul piede di guerra. Per il servizio sanitario nazionale è cominciato il conto alla rovescia. Se non si interviene con investimenti sulle strutture, la ricerca, le specializzazioni, la formazione e il contratto la sanità pubblica è destinata all'estinzione. I medici calcolano l'aspettativa di sopravvivenza per un lustro, mese più mese meno.

Perché cinque anni? Intanto perché in questo lasso di tempo andranno in pensione più di 45mila medici e non ci sarà chi li sostituirà. Addirittura 14 milioni di italiani rischiano di restare senza medico di famiglia. L'allarme è stato lanciato dall'intersindacale medica che ha proclamato la mobilitazione ed ha in programma in ottobre più giornate di sciopero, manifestazioni e sit-in.

«La situazione è preoccupante e ci ha portato a interrompere le trattative al tavolo per il rinnovo del contratto. Proclamiamo lo stato di agitazione», annuncia il segretario dell'Anaao Assomed Carlo Palermo.

L'incontro con il ministro della Salute, Giulia Grillo, due giorni fa insomma non ha dato i frutti sperati anche perché, dicono i medici, è dal ministero dell'Economia e da quello dello Sviluppo, ovvero dai ministri Giovanni Tria e Luigi Di Maio, che si aspettano risposte concrete. Un impegno che i medici sperano di vedere nero su bianco nella Legge di Bilancio perché temono di «restare schiacciati tra la Flat Tax e il reddito di cittadinanza».

Per il contratto, scaduto da 8 anni, i medici chiedono finanziamenti per almeno 560 milioni. Servono 500 milioni per l'incremento previsto per gli stipendi pubblici e poi altri 60 milioni per garantire l'indennità di esclusività. Guido Quici, il presidente nazionale della Cimo, mette sotto accusa le Regioni che, sostiene, hanno trovato i soldi «per i 64mila medici della medicina convenzionata, accantonando 356 milioni» mentre per i circa 130mila medici dipendenti del servizio sanitario nazionale «le Regioni hanno invece accantonato, solo 12,9 milioni, somma irrisoria alla quale peraltro hanno contribuito per il 95 per cento solo due regioni, Lombardia ed Emilia Romagna». Insomma per Quici «le Regioni hanno lucrato sul personale».

E le preoccupazioni dei medici sono state alimentate dalle notizie che rimbalzano in tv e sui giornali sulle misure contenute nel Def. «Notizie non buone» per Palermo che evidenzia la necessità di «un finanziamento incrementale per dare a tutti le cure e alle Regioni la possibilità di allargare le offerte».

Nessuna prospettiva di miglioramento per i camici bianchi che oltretutto sono costretti spesso a turni massacranti anche a fine carriera. «Non c'è nessuna prospettiva, i medici escono dal sistema e lo fanno prima della pensione perché il lavoro è pesante e le notti da coprire sono tante - prosegue Palermo -. È difficile andare in ferie e questo diventa l'oggetto di scontro tra i colleghi. Ci sono alcuni colleghi a fine carriera che hanno accumulato un anno di ferie». Andrea Filippi della Cgil medici sottolinea che negli ultimi anni «15-20mila medici sono andati persi per il blocco del turnover». Mancano anche gli specialisti e per questo è stato chiesto al ministro Grillo l'aumento di «2mila borse di studio per la specializzazione».

Proprio ieri durante un question time al Senato la Grillo ha segnalato che per il 2019 il del finanziamento del fabbisogno sanitario standard sarà incrementato di 1 miliardo ed ha promesso di impegnarsi a trovare o fondi per finanziare il rinnovo del contratto e le assunzioni.

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