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Meghan dirige "Vogue" ma è bufera: "Fa politica"

In copertina 15 fra femministe, attiviste gay, afro e progressiste. «Così imbarazza la regina»

Meghan dirige "Vogue" ma è bufera: "Fa politica"

Scandalo a Corte, Meghan Markle si è messa a fare politica. E stavolta in modo persino sfacciato. Sua Altezza Reale la duchessa di Sussex diventa «direttore ospite» dell'edizione di settembre di Vogue UK, il mensile di Condé Nast ritenuto la bibbia di moda e costume. Ma il suo tocco reale nella scelta delle «pioniere» da mettere in prima pagina, sotto al titolo «Forze per il Cambiamento» (Forces for Change), ha già fatto arricciare molti nasi e scatenato critiche feroci tra chi nel Regno Unito vuole i membri della Casa reale «imparziali», rigidi nel loro copione di sorrisi, strette di mano, frasi fatte e zero prese di posizione che sconfinino in terreni scivolosi e soprattutto divisivi. Ma Meghan no, da tempo mostra che il ruolo le sta stretto. E ha voluto dire la sua su femminismo, diritti gay e ambientalismo. Perciò all'interno dell'edizione di settembre, considerata fra le più importanti e lasciata a una mano esterna per la prima volta in un secolo, l'ex attrice americana e moglie del principe Harry ha inserito una conversazione-intervista con l'ex first lady Michelle Obama, afroamericana e democratica. Mettendo in copertina 15 donne che ammira, tra cui la giovane Greta Thunberg, simbolo del neoambientalismo di ferro, l'attrice e attivista per i diritti gay, Laverne Cox, l'attrice e modella Yara Shahidi, afroamericana, la modella inglese Adwoa Aboah, neofemminista tutta d'un pezzo. E così via fino alla premier neozelandese, Jacinda Ardern, donna e laburista al potere.

A nulla è servito che la duchessa abbia deciso di non comparire lei per prima in copertina, al contrario della cognata Kate Middleton e della principessa Diana. E che non l'abbia fatto perché le sembrava troppo «presuntuoso». A poco è servito che abbia deciso di mettere in prima pagina un riquadro con uno specchio, in modo che le lettrici possano pensare di diventare anche loro protagoniste del cambiamento. Non è bastato nemmeno che abbia tenuto fuori dal suo lavoro Elisabetta II, decisione per la quale è stata anche accusata di aver «dimenticato» l'icona che le vive accanto, oltre che persone comuni, insegnanti o infermieri. Mentre gli opinionisti progressisti del Regno hanno plaudito alla scelta di copertina, la controparte conservatrice ha aperto il fuoco, in prima fila quei tabloid che non smettono di esternare alla duchessa quanto sia antipatica e sopra le righe. Immediata è esplosa la polemica sulla scelta «politica» della neomamma di Archie (tre mesi), femminista dichiarata e afroamericana sensibile al tema delle discriminazioni di genere, sesso e razza.

«I Reali non solo devono tenersi fuori dalla politica, ma devono essere percepiti come fuori dalla politica», ha commentato l'eurodeputata Tory, Ann Widdecombe. «Dire la tua è fantastico, ma bisogna essere cauti. Attenti al lato politico della vicenda. È perfetto se non sei un membro della Famiglia reale», ha spiegato l'esperto di Casa Windsor, Rob Jobson. Che ha anche sottolineato come la duchessa abbia lavorato durante la maternità, scegliendo Michelle Obama e la premier laburista Ardern, mentre nel frattempo decideva di non incontrare il presidente americano Donald Trump, in visita a Londra a inizio giugno e definito nel 2016 «misogino» e «divisivo». Molto più feroce il tabloid ormai arcinemico di Meghan, il Daily Mail. «Me-Me Meghan - come la chiamano per sottolineare il suo ego - ha dimostrato di preoccuparsi più di se stessa che della Casa reale», scrive Piers Morgan. Come se non bastasse, Jan Moir, sempre sul Mail, insiste lapidaria e ironica: «La causa che Meghan sostiene più di tutte è la Fondazione me, me stessa e io».

È la stampa, bellezza.

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