Royal Wedding 2018

Meghan, gospel e una favola lieta. Ecco le nozze che fanno Storia

La cerimonia celebrata a St George va ben oltre la tradizione. Un po' "british" e un po' "yankee", molto mondana e con due giovani sposi dal volto felice

Meghan, gospel e una favola lieta. Ecco le nozze che fanno Storia

Piangeva il principe. Piangeva la madre della sposa. Il paggetto Brian Mulroney, di anni sette, tenendo lo strascico alle spalle di Meghan, ha aperto la sua bocca sdentata, con un ghigno da Shining. Non era un film ma così è sembrato, è stato il matrimonio dell'anno, un po' di Hollywood e tanta, tanta vecchia Inghilterra, la vera grande isola dei famosi: la regina, sempre più rannicchiata, nell'abito verde mela e il suo risorto ed eterno Filippo marito, il resto della famiglia, Anna, Andrea, William, Kate, figli, nipoti, cugini, parenti vicini e lontani, affini, Sarah Ferguson rossissima e solissima, evitata e non invitata al party offerto da Charles ieri sera, Camilla con un improbabile copricapo tipo ruotino di scorta, attori yankee e star europee, George Clooney, con l'abito sbagliato, grigio impiegatizio, camicia azzurra, un' immonda cravatta semiregimental a righe beige, per fortuna sua, illuminato dalla moglie, Amal Alamuddin, bellissima, fasciata da una seta di giallo canarino, Elton John commosso, accompagnato dal marito David Furnish, un elegantissimo David Beckham affiancato dall'ombra e dalla maschera di Posh Victoria, la stessa espressione di cera, annoiata e «miserabile» secondo perfidia inglese.

Lord Major, appoggiato al bastone dopo un'operazione all'anca, lui, unica figura presente e invitata non come politico ma in quanto curatore, legale e amministrativo, degli affari e del patrimonio e William e Harry, dopo la morte della madre Diana; e poi il gospel, il coro di donne e uomini di colore e l'omelia, teatrale ma appassionata, del reverendo Mike Curry, primo arcivescovo afroamericano della chiesa episcopale statunitense; quintali di tight classici, grigio, totale ed esclusivo, soltanto quello di Charles, il più raffinato dell'universo maschile; sfilata di cappelli bizzarri alcuni tipo parabola televisiva; la lenta, sontuosa marcia della limousine che portava la sposa, una Rolls Royce vintage Phantom IV, regalata nel 1950, dalla casa automobilistica, a Elisabetta ancora principessa; la carrozza scoperta e il tiro a quattro di cavalli, il portale con le bianche rose, preferite da lady Diana, il cui profumo non evapora, memoria di un giorno che nessuno può e potrà cancellare, rivisto nei passi dei due fratelli, Harry e William, verso la chiesa, come accadde in quel pomeriggio del silenzio attonito, seguendo il feretro della madre.

L'Inghilterra cambia restando se stessa, il Paese più conservatore si apre all'altro mondo, sensibile alla novità, rivoluzionario nella moda, nella musica, pronto a ricevere la proposta, l'idea, l'inedito di una donna che non ha sangue blu e ha pelle scura ma ha cambiato la vita di un principe guascone oggi duca bambino, dagli occhi umidi quando lei, Meghan, è apparsa, come nelle fiabe appunto, in fondo alla navata e ha poi percorso il corridoio, mentre gli invitati e il resto del mondo, collegato in tv, seguivano la favola, di sempre. «Sei bellissima, mi sei mancata» un sussurro, nessuna recita, pensiero vero, parole e dichiarazione di amore, forte, giovane. Dentro, il rito religioso, classico ma non regale, a parte la fanfara che ha accolto e poi salutato Elisabetta regina; fuori, la festa pagana ma composta, civile, prati verdissimi e distese di folla, cinquanta, sessantamila forse, da tre giorni accampati per l'evento, nemmeno una carta, una lattina, una bottiglia lanciate e lasciate lungo Long Walk, High Street, Kings Road, o davanti alla statua della regina Vittoria, all'angolo di Peascod street, ospiti educati, secondo usi e costumi, prima della sbronza serale, come da repertorio made in United Kingdom, di tutti i week end.

La processione lungo le strade di Windsor ha emozionato la sposa, Meghan ha portato più volte la mano al cuore, confessando il proprio stupore e una felicità appena immaginata, Harry è sembrato un ragazzo che ha scoperto la vita, il primo amore, la prima notte da marito, eppure a St. George, tra i banchi, c'erano Chelsy Davy e Cressidra Bonas, le sue zingarate, le sue vecchie fiamme, entrambe davano l'impressione di parlare in silenzio, masticando l'occasione persa e lasciata all'americana. Il taglio della torta, il discorso di Meghan, le risate, il bacio, i baci, i sogni, i progetti, le danze, i canti, le prime ombre del tramonto di un sabato inglese, la cena a Frogmore House, la residenza di campagna dove sono sepolti la regina Vittoria e il consorte principe Alberto. Non avrebbero immaginato quello che sarebbe accaduto, un'attrice afroamericana che entra a Buckhigham, che prima divorzia e poi va a nozze con un principe ereditario.

È la storia che corre e cambia ma è la storia dell'Inghilterra che va veloce rallentando, in questo sabato che non è stato qualunque per chi è stato davanti al presepe di Windsor, giocando con le figure, immaginando di scendere da cavallo, di guidare la Rolls, di andare a corte e alzare il calice, per brindare con la regina.

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