Melania fa la "sponsor": residenza per i genitori Ma su di lei nuovi dubbi

«Green card» alla madre e al padre della first lady. Interrogativi sul suo ingresso negli Usa

Melania fa la "sponsor": residenza per i genitori Ma su di lei nuovi dubbi

Anche la first lady d'America tiene famiglia. E prima che il marito Donald Trump - come ha promesso - limiti i ricongiungimenti familiari per gli immigrati, Melania è riuscita a strappare la residenza permanente per mamma e papà, alias Viktor e Amalija Knavs, di cittadinanza slovena, rispettivamente 73 e 71 anni. I suoceri del presidente hanno ottenuto la green card, l'autorizzazione rilasciata dall'Ufficio immigrazione, che consente a uno straniero di risiedere sul territorio statunitense per un periodo di tempo illimitato. Lo ha confermato al Washington Post l'avvocato di lei, Michael Wildes, che non ha voluto entrare nel dettaglio del quando e come, «per rispetto della privacy, non essendo la famiglia parte dell'Amministrazione». Eppure i legali esperti di immigrazione Usa, consultati dai media britannici e americani, hanno pochi dubbi: i genitori di Melania, di cui non si conosce la data di arrivo negli Usa, avrebbero raggiunto l'agognato traguardo attraverso la migration chain, il sistema che consente ai cittadini americani di chiedere la residenza permanente negli Usa per genitori, figli sposati, eventuali fratelli e sorelle. Melania avrebbe fatto da sponsor. In alternativa, infatti, sarebbe toccato a un eventuale datore di lavoro provare l'impossibilità di affidare le mansioni del proprio dipendente/i a qualcun altro.

La sponsorizzazione è arrivata giusto in tempo. Perché - e sta qui la nota politica (e stonata) della vicenda - il presidente ha promesso in diverse occasioni di voler limitare i ricongiungimenti solo a mogli e figli minorenni. Già lo scorso settembre, The Donald tuonava: «Non è possibile che la catena migratoria faccia parte di alcuna legislazione sull'immigrazione». Ancora a ottobre: «La catena migratoria deve finire adesso! Certe persone entrano e portano la propria famiglia, il che può essere davvero tremendo. Non è accettabile». Ma è quello che sarebbe successo proprio ai suoceri, che ora - ci vorranno però circa cinque anni di attesa - puntano a strappare la piena cittadinanza.

La vicenda sta scoperchiando nel frattempo un altro vaso di Pandora. La first lady - è la domanda che torna ora di prepotenza - era forse una clandestina quando entrò negli Usa? È passato infatti un anno e mezzo da quando il capo della Casa Bianca ha promesso una conferenza stampa per chiarire, dopo aver garantito che la signora entrò nel Paese «con i documenti in regola». L'incontro non si è ancora svolto. Ma alcune incognite restano. Melania - raccontò il New York Post, che pubblicò le foto di lei quando era ancora solo una modella - sarebbe stata a New York nel 1995 per un servizio fotografico, grazie a un permesso turistico, nonostante in realtà il suo ingresso ufficiale negli Usa risalirebbe al 1996. Il fotografo di quel set precisò poi che gli scatti risalivano al '96 e la moglie del presidente affidò al suo avvocato la pubblicazione di una lettera in cui il legale garantiva la data del suo ingresso: 1996. Wildes scrisse che Melania si era autosponsorizzata per avere una green card nel 2000, facendo leva sulla sua «abilità come modella straordinaria» (e anche questo è oggetto di contestazione, considerato che la signora non era una top di livello internazionale). Non solo. Lo stesso avvocato, un mese prima (agosto 2016), aveva dichiarato che la first lady aveva ottenuto la green card nel 2001 sulla base del suo matrimonio.

Nozze che però sono state celebrate nel 2005. Contraddizioni, insomma, che ora tornano a galla.

Nel frattempo, una fonte della Reuters, fa sapere che il presidente pensa alla rielezione e avrebbe già scelto lo stratega Brad Parscale per garantirsela.

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