La melina del premier sulla manovra: "Flat tax? Meglio il cuneo fiscale"

Il premier sfida Salvini, che oggi vede le parti sociali. Istat ottimista: cresce la fiducia

La melina del premier sulla manovra: "Flat tax? Meglio il cuneo fiscale"

Ieri il premier Giuseppe Conte e il leader M5s Luigi Di Maio hanno promesso la riduzione del cuneo fiscale. Oggi il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini assicurerà che l'unica formula è la flat tax. Sindacati e associazioni di impresa sono finiti in mezzo allo scontro interno alla maggioranza sulla legge di Bilancio. «Sono schermaglie politiche, la vera decisione», spiegava ieri un sindacalista reduce dal vertice di Palazzo Chigi, «è rinviata a settembre, conti pubblici permettendo». La riunione «è stata produttiva, però alla fine ho dovuto chiedere: che facciamo?», è la battuta del leader della Uil, Carmelo Barbagallo.

Il tavolo di ieri, il terzo tenuto dal presidente del Consiglio dedicato ai temi del lavoro e del welfare, non è stato diverso dai due precedenti.

Qualche speranza in più dettata dalle novità arrivate dall'Istat. A dispetto della crisi del manifatturiero e della guerra commerciale Usa-Cina, le prospettive per la seconda metà dell'anno sono migliori rispetto alle previsioni. In luglio l'indice anticipatore è aumentato a 0,21 (0,14 il mese precedente).

Durante il vertice, il premier ha cercato il colpo d'ala promettendo alle parti sociali un «patto per la crescita e lo sviluppo», con la riduzione del cuneo fiscale. C'è quindi una scelta di campo a favore della riforma fiscale proposta dal M5s, ma non l'indicazione di come verrà attuata.

Presente il vicepremier Luigi Di Maio che ha definito il taglio del cuneo (la differenza tra il costo lordo del lavoro e quanto il dipendente guadagna) come «il punto focale per rilanciare l'economia». Ha spiegato che il governo sta lavorando a «sgravi contributivi a favore delle donne», misure per lo smart working e asili nelle imprese. Micro interventi per non scoprire le carte sulla riforma del fisco, terreno di scontro con la Lega.

Da sindacati e imprese sono arrivate proposte. Ad esempio «l'azzeramento delle tasse sugli adeguamenti contrattuali e la defiscalizzazione strutturale della contrattazione di secondo livello», citato dal segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra.

Unico annuncio dettagliato da parte del governo, quello di Di Maio sul «decreto imprese» che sarà approvato oggi dal consiglio dei ministri. Comprenderà la norma pro Whirlpool, quella per i riders, l'indennità di disoccupazione per i co.co.co, il fondo lavoratori disabili e l'ampliamento delle tutele in favore degli iscritti alla gestione separata.

Di Maio ha parlato alle parti sociali di salario minimo. Proposta che Cisl, Uil, Confindustria e Rete Imprese Italia respingono.

Contrario anche Matteo Salvini. Oggi il leader della Lega vedrà le stesse parti sociali, con l'eccezione della Cgil di Maurizio Landini che ha scelto di partecipare solo al tavolo di Conte. Il ministro dell'Interno è fermo sulla flat tax. La ricetta è quella di un tetto al reddito e l'aliquota al 15%. «Sarà coperta da sano deficit», ha assicurato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.

Non la pensa così il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Il paletto principale per la legge di Bilancio è il deficit concordato con l'Unione europea per il 2020.

A parte la manovra per ridurre il disavanzo e la sterilizzazione degli aumenti Iva, non ci sono risorse per fare altro.

L'unico «tesoretto» a disposizione sono gli stanziamenti per gli 80 euro di Matteo Renzi. Sono 10 miliardi, da utilizzare con parsimonia perché non è possibile penalizzare chi oggi percepisce il bonus.

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