Meloni e Salvini di nuovo uniti contro lo stato d'emergenza

L'ipotesi di portarlo sino a fine anno crea malumori. La leader di FdI: una follia. Il leghista: non più necessario

Meloni e Salvini di nuovo uniti contro lo stato d'emergenza

Non accadeva dai tempi in cui a Palazzo Chigi c'era Giuseppe Conte che lo stato d'emergenza dominasse il dibattito politico. È bastato un sussurro ottimista del ministro Roberto Speranza («, da domani il 99% dell'Italia in zona bianca, forse si potrebbe a questo punto evitare proroghe. Sarebbe un ottimo segnale di fiducia») a far scattare l'immediata replica di Palazzo Chigi: non è il momento. E da quando si è diffusa l'ipotesi di una nuova proroga (almeno fino a fine dell'anno) sono in tanti a scendere sul piede di guerra lanciando segnali tutt'altro che rassicuranti alla stabilità dell'esecutivo.

E non è bastato che il Senato approvasse in via definitiva (con 214 voti favorevoli e 25 contrari) il dl Riaperture, che di certo offre molti spunti a chi tende a vedere il bicchiere mezzo pieno, visto che questo provvedimento contiene misure necessarie per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali, a partire dalla fine del coprifuoco.

L'idea di proseguire lo stato di emergenza offre un facile spunto al continuo lavoro sui fianchi del governo che Fratelli d'Italia ha fin qui condotto. «Diremmo no senza se e senza ma all'ipotesi di proroga dello stato di emergenza - conferma Francesco Lollobrigida, capogruppo a Montecitorio - Sarebbe inaccettabile, a oltre un anno dall'inizio della pandemia, continuare a utilizzare strumenti che comprimono i diritti costituzionali dei cittadini con la scusa della gestione dell'emergenza sanitaria». «Un'ipotesi folle», la liquida bruscamente Giorgia Meloni su Twitter. Segno che per una volta sembra trovarsi d'accordo con Speranza.

Più sfumate ma sempre incisive le parole usate dal leader leghista. Il far parte della maggioranza di governo non impedisce al capo del Carroccio di obiettare sull'utilità dello strumento: «Lo stato di emergenza non c'è già nei fatti - ammonisce Matteo Salvini - Lo stato di emergenza non c'è negli ospedali, né nelle fabbriche. È invece necessario accelerare sul ritorno alla normalità. Ci sono interi settori produttivi ancora fermi nonostante tutta Italia sia in zona bianca».

Per ragioni opposte a quelle della destra anche Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) boccia l'idea della fine dell'emergenza. «Se Draghi vuole prorogare lo stato di emergenza e sbloccare i licenziamenti - commenta -, è davvero un mondo alla rovescia. Si blocchino i licenziamenti, si proroghi quel blocco fino a quando non sarà conclusa l'emergenza che viviamo».

A difesa dell'ipotesi (perché tale è ancora) messa in campo dal governo intervengono i governatori. Come Michele Emiliano. «È una misura al momento inevitabile - spiega il governatore della Puglia - La pandemia esiste ancora oggi. Non ho motivo di pensare che si possa affrontare la fase della riapertura delle scuole senza avere le norme che consentono con maggiore agilità alle autorità sanitarie e alla Protezione civile di intervenire. Dicembre è una data giusta per fare una valutazione e capire se saremo finalmente usciti da questa emergenza».

«Con l'Italia che dal prossimo fine settimana sarà al 99% zona bianca, il dibattito sulla fine dello stato d'emergenza assume una valenza diversa rispetto al passato - spiega Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato - Prima di tutto perché la stagione dei Dpcm che bypassavano il Parlamento con questo governo è stata archiviata, e perché

la battaglia contro il virus non è ancora stata vinta. Se lo stato d'emergenza serve a mantenere intatta la struttura del commissario Figliuolo in vista dell'eventuale terza dose di vaccini, è difficile essere contrari».

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