In Forza Italia la mossa non è piaciuta, e visto il momento sembra chiaro che il centrodestra federato proposto da Salvini venga visto come una provocazione dagli azzurri, dopo lo «scippo» di parlamentari e lo sgambetto (poi ritirato) della norma anti-scalata Mediaset inserita nella pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Carroccio contro il decreto Covid.
Da Fdi, invece, su quella proposta arrivata dalla Lega è calato il silenzio. A parlare, in Fratelli d'Italia, è stato il solo Francesco Lollobrigida, spiegando due giorni fa al Tg2 che «Giorgia Meloni da sempre sostiene la necessità di un centrodestra più unito per battere Pd e M5s, che si sono dimostrati incapaci di governare». E ribadendo, ieri, che «una maggiore condivisione delle scelte è da sempre un obiettivo caro a Fratelli d'Italia».
Più che una apertura alla proposta leghista, insomma, una rivendicazione da parte di Fdi del ruolo di collante della coalizione, ruolo assunto già quando il consenso alle urne era attestato su cifre decisamente più ridotte. A confermarlo anche le parole di Ignazio La Russa che, in un'intervista sulle pagine della Verità sulle liti tra Carroccio e azzurri, spiega che «Giorgia vuole essere il punto di raccordo del centrodestra. E non per il gusto di fare il paciere», ma «per evitare che si faccia un favore alla sinistra, che vorrebbe scompaginare il centrodestra». E la stessa leader, a margine dei commenti sulla manovra, ha ribadito come «l'obiettivo della sinistra non è occuparsi dei problemi degli italiani ma usare ogni pretesto per tentare di dividerci», assicurando che «non ci riusciranno».
Così, forte di una posizione già affermata in passato e che mira a rendere la coalizione più coesa possibile, Giorgia Meloni, oltre a mantenere una posizione defilata nelle liti di questi giorni tra gli altri due partiti della coalizione, non si è ovviamente nemmeno disturbata a inseguire Salvini su una proposta che, ricordano ambienti vicini alla leader di Fdi, non ha alcun crisma di ufficialità ma è frutto di «dichiarazioni estemporanee alla stampa». Dichiarazioni che peraltro arrivano da esponenti di un partito che ha sempre messo i propri simboli, il proprio consenso e la propria identità davanti a quelli della «squadra» di centrodestra, arrivando è storia recente a scegliere di andare al governo con i Cinque stelle, lasciando i sodali all'opposizione. «Se è un segnale che anche Salvini ha capito che più si sta uniti come centrodestra meglio è, e che questa è la strada per battere i partiti al governo, ben venga. Giorgia Meloni da anni propone cabine di regia per prendere decisioni unitarie, patti anti-inciucio e iniziative dirette a una maggiore coesione, non siamo noi quelli da convincere», il pensiero in Fdi.
Ma il clima delle ultime settimane non induce all'ottimismo, e l'uscita del Carroccio suona più come un tentativo di battere un altro colpo mediatico dopo le scintille con Forza Italia che come una vera proposta, come il segno di una volontà di cambiare pagina. Tra qualche giorno, comunque, il tema finirà inevitabilmente tra i punti di cui discutere al tavolo tra i leader del centrodestra che dovranno riaffrontare il tema delle candidature per le comunali del prossimo anno.
Improbabile che in quella sede nessuno in Fi o in Fdi chieda conto a Salvini di chiarire il senso e i dettagli di quella proposta, magari per capire in che modo strutturare la «federazione» ipotizzata dal Carroccio o semplicemente per rilanciare i suggerimenti arrivati in passato proprio dal partito della Meloni e non raccolti dagli alleati, Carroccio in testa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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