
Per le relazioni tra Italia e Asia centrale il momento è «storico». Tanto che Giorgia Meloni, dopo una serie di intese con l'Uzbekistan per circa 3 miliardi, ieri ha siglato accordi con il Kazakhstan per 4 miliardi. Gli ambiti sono molti, tutti strategici. Si va dall'energia alle materie prime critiche, passando per infrastrutture e commercio. Un risultato che la premier rivendica da Astana, dove ieri ha partecipato al primo vertice Italia-Asia centrale. Un summit a sei, nel formato 1+5. Oltre a Meloni erano infatti presenti il padrone di casa, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, e i leader di Uzbekistan (Shavkat Mirziyoyev), Kirghizistan (Sadir Japarov), Tagikistan (Emomali Rahmon) e Turkmenistan (Serdar Berdimuhamedow).
Oltre che sulla missione asiatica (ieri Tokayev ha definito Meloni la «figura politica probabilmente più rilevante dell'epoca attuale»), nel punto stampa con i giornalisti italiani presenti ad Astana la premier si sofferma anche su dazi, Ucraina e rapporti tra Roma e Parigi.
Sui negoziati in corso tra Bruxelles e Washington, Meloni sembra mostrare un cauto ottimismo. «Non posso dire che l'Ue stia perdendo tempo», mette in chiaro. Perché «credo che la materia sia molto complessa» e che «tra le due sponde dell'Atlantico ci sia un approccio un po' diverso». Quello europeo che «scende molto di più nel dettaglio». E quello americano che «punta più a un accordo globale per poi entrare nei dettagli in seguito». Meloni precisa che la materia «è nelle mani della Commissione» e che «non è una nostra competenza», ma «sono convinta che da parte di Ursula von der Leyen ci sia la volontà di trovare un accordo». «Noi aggiunge possiamo solo dare consigli». E il suo è di «lavorare su un accordo di cornice».
Si passa al capitolo Kiev. Alla premier viene chiesto un commento sull'annuncio dell'inviato speciale statunitense per l'Ucraina, Keith Kellogg, riguardo a un vertice tra i consiglieri militari di Francia, Regno Unito e Germania nel quale non sarebbe stata menzionata la presenza italiana. Meloni inizia a rispondere che è sbagliato interpretare la questione come «un'esclusione», mentre il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Fabrizio Saggio, spiega che la situazione è «in fase di evoluzione» e che in realtà anche l'Italia prenderà parte alla call con Kellogg.
Infine, la premier parla dell'imminente visita a Roma di Emmanuel Macron, con i due che hanno in programma un bilaterale a Palazzo Chigi alle 18 di martedì. E sorvola sulle antiche e recenti incomprensioni con il presidente francese. Anzi, dice, su questo «è stata montata molta panna». Che i due abbiano visioni che il più delle volte sono lontane anni luce, in verità, non è un mistero per nessuno. Ma è chiaro che in questo momento Italia e Francia hanno bisogno l'una dell'altra per provare a fare fronte comune su dossier chiave come i negoziati per l'Ucraina e l'eventualità di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Di qui l'approccio ultra-soft. Il punto, assicura la premier, non è «ricomporre problemi personali» perché «i leader discutono» e «a volte discutono anche animatamente», ma «questo non compromette o modifica i rapporti tra le nazioni». Insomma, «sono molto contenta che Macron venga a Roma», così «avremo l'occasione per sederci e con un po' di calma affrontare vari dossier».
E sarà solo il primo di una lunga serie di incontri in agenda la prossima settimana, tra cui quelli con il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa, con il segretario generale della Nato Mark Rutte e con il presidente argentino Javier Milei.