Meloni: "A piede libero per colpa del governo"

Fdi, Forza Italia e la Lega contro lo svuotacarceri: "Senza quello l'indiano in galera"

Meloni: "A piede libero per colpa del governo"

Roma - Colpa della legge, non della pm. Dal capo della Procura al ministero della Giustizia, dall'Anm al Csm, fino alla corrente di Magistratura indipendente, è totale la difesa della giovane toga di Ragusa Giulia Bisello, nell'occhio del ciclone per aver rimesso in libertà il clandestino indiano che il 16 agosto avrebbe tentato di rapire una bambina di 5 anni sulla spiaggia di Scoglitti, sotto gli occhi dei genitori.

La tesi è quella del procuratore Carmelo Petralia: «Per chiedere la convalida del fermo eseguito dalla polizia la pena minima dev'essere per legge di 2 anni. Qui siamo al di sotto della soglia minima».

Ram Lubhay è accusato di tentato sequestro di persona e il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri spiega che il gioco tra aggravanti (per un minore la pena va da 3 a 15 anni) e riduzione di due terzi perché il rapimento non è riuscito (si scende ad un minimo di un anno) gioca a favore dell'indagato. Perché il pm non ravvisa pericolo di fuga, anche se dopo essere stato rimesso a piede libero in attesa dell'udienza convalida, l'indiano si è reso irreperibile e i carabinieri hanno dovuto cercarlo per 2 giorni per farlo interrogare dal pm. Anche se lui ha precedenti penali per droga e furto ed è stato colpito un anno fa da provvedimento di espulsione.

«Va cambiata la legge sui ladri di bambini- dice Ferri-, innalzando i minimi della pena. Mi auguro un processo rapido che faccia chiarezza. Ma il nodo vero è perché non sia stato espulso». Già, perché? Ora è Lubhay a volere il rimpatrio, perché lo toglierebbe dai guai.

Quando sono scoppiate le polemiche, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto un'ispezione, ma ora dice no a «processi paralleli» e tutto fa pensare che si arriverà ad un nulla di fatto.

Che ci siano conseguenze per la pm sembra difficile, se il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini già si sbilancia dicendo: «Se per casi come quelli di Ragusa non vi è l'obbligo delle misure cautelari, il problema è nella legge non nell'applicazione della legge». Ha parlato con il procuratore Petralia, come il sottosegretario Ferri, e si sono chiariti, anche se Palazzo de' Marescialli attende ora la relazione dei pm.

Da un lato ci sono le proteste della famiglia della piccola, presa in braccio dall'indiano che è scappato per qualche metro, prima che i genitori lo raggiungessero, appoggiate dall'opinione pubblica e da politici soprattutto di Fi. Dall'altro c'è la Procura, «offesa» dall'ispezione ministeriale e la Bisello, che si sente «insultata» e minaccia querele.

«Lacrime di coccodrillo», dice l' azzurro Lucio Malan, per il quale la pm «ha sbagliato e dovrebbe pagare per il suo errore». L'attaccano anche Daniela Santanché e Maurizio Gasparri. L'ex magistrato Bruno Tinti sul Fatto spiega che «l'indiano non è stato trattenuto in galera per colpa delle leggi svuota carceri dei governi a guida Pd». E la leader di Fdi Giorgia Meloni ricorda che il suo partito ha votato contro la norma del 2013, che ha abbassato di un anno la soglia di pena per disporre il carcere in attesa di giudizio e attacca: «Per colpa della sinistra può circolare a piede libero».

«Inaccettabili» attacchi mediatici alla pm, stigmatizza l'Anm, definendoli «frutto di un approccio

superficiale agli accadimenti, determinato dalla non conoscenza degli atti e dei presupposti di legge». E la corrente moderata di MI esprime solidarietà alla Bisello, «oggetto di strumentali, volgari e ingiustificati attacchi».

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