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Meloni stoppa l'effetto Sardegna. E ora punta sulle Europee

L'Abruzzo non è certo l'Ohio, il piccolo bellwether state americano, indicativo delle tendenze nazionali per eccellenza

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L'Abruzzo non è certo l'Ohio, il piccolo bellwether state americano, indicativo delle tendenze nazionali per eccellenza. Eppure il voto di ieri è comunque destinato a ripercuotersi sugli equilibri politici a Roma. A urne appena chiuse, gli exit poll di Noto Sondaggi raccontano per qualche minuto una corsa ravvicinata tra il governatore uscente di Fdi Marco Marsilio e il candidato del centrosinistra Luciano D'Amico. Poi, poco prima di mezzanotte, la forbice si allarga: il primo è dato tra 50,5 e 54,5%, il secondo tra 45,5 e 49,5%. Marsilio, insomma, secondo gli exit poll sarebbe in vantaggio di 5 punti, un dato destinato a crescere nelle proiezioni delle schede realmente scrutinate: la seconda (copertura 15%) dà infatti Marsilio 9,4 punti avanti (54,7% a 45,3).

Se la tendenza sarà confermata, dunque, il centrodestra potrà dire di aver stoppato l'effetto Sardegna, dove lo scorso 25 febbraio aveva vinto a sorpresa la grillina Alessandra Todde, riaccendendo i riflettori su quel campo largo di cui nel centrosinistra si erano perse le tracce da tempo. Certo, con un margine ridotto rispetto ai 17 punti di vantaggio sul dem Giovanni Legnini che nel 2019 consacrarono Marsilio primo governatore di Regione di Fratelli d'Italia. Ma comunque netto. Non un dettaglio. Perché l'Abruzzo è politicamente una sorta di succursale di via della Scrofa e Marsilio - accolse proprio lui Giorgia Meloni quando nel 1992 si presentò per la prima volta a una sezione del Fronte della gioventù di Garbatella - è uno dei ragazzi del laboratorio dove a Colle Oppio - sotto la guida di Fabio Rampelli - si è formata quella che sarebbe poi diventata la classe dirigente di Fdi. A partire proprio dal Meloni che - non a caso - alle Politiche 2022 era candidata proprio nel collegio uninominale L'Aquila-Teramo. E che martedì ha passato l'intera giornata tra Pescara e Teramo per sostenere Marsilio. Insomma, non sarà l'Ohio, ma l'Abruzzo è comunque un termometro importante dello stato di salute della maggioranza e del partito di Meloni. Che - almeno stando agli ultimi sondaggi Noto e BiDiMedia (mentre scriviamo i voti di lista effettivi non sono ancora noti) - dovrebbe aver ben tenuto con un potenziale 27% a cui va però sommato un 5% a cui è quotata la Lista Marsilio Presidente. Si annuncia un buon risultato anche per Forza Italia, che dovrebbe piazzarsi decisamente davanti alla Lega. Con il rischio concreto che nella maggioranza si vadano acuendo le tensioni. Il Carroccio - parliamo sempre di sondaggi - è infatti dato in calo, quotato intorno al 7,5% (contro il 27,5% delle Regionali 2019 e l'8,3 delle Politiche 2022). Mentre Forza Italia sembra destinata a tenere bene con un risultato sopra l'11% (9,1% nel 2019, 11,1% nel 2022). Così fosse, per Matteo Salvini il voto abruzzese non sarebbe per nulla confortante. Con i prossimi appuntamenti elettorali che rischiano di diventare catalizzatori di frizioni, favorite anche dalla consapevolezza che la maggioranza in Parlamento è salda ed è quasi impossibile che anche lo scossone più grosso porti a conseguenze irreparabili.

Dopo Sardegna e Abruzzo, il 21 e 22 aprile si voterà in Basilicata, l'8 e 9 giugno in Piemonte e - soprattutto - per le Europee. Con il sistema proporzionale, quindi tutti contro tutti.

E con Meloni sempre più decisa a candidarsi capolista in tutte e cinque le circoscrizioni.

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