Meloni in visita alla sinagoga "Odio verso gli ebrei, rischio emulazione sul nostro territorio"

La solidarietà, il dolore, la vicinanza, la promessa di garantire sicurezza e protezione

Meloni in visita alla sinagoga "Odio verso gli ebrei, rischio emulazione sul nostro territorio"
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La solidarietà, il dolore, la vicinanza, la promessa di garantire sicurezza e protezione. Giorgia Meloni decide di cambiare programma, modifica la sua agenda - avrebbe dovuto partecipare alle celebrazioni per i 70 anni di Eni - e organizza una visita a sorpresa alla Sinagoga di Roma.

«Il senso di questa visita è quello di portare la solidarietà alla comunità ebraica romana e italiana, perché nelle scene terribili che arrivano da Israele c'è qualcosa di più quello che si vede in un normale, e già tragico, scenario di guerra», spiega nel quarto giorno di ostilità in Medio Oriente scatenato dall'attacco di Hamas a Israele. La presidente del Consiglio non si nasconde nella sua lettura dei crimini efferati andati in scena sul territorio israeliano. «Nella caccia casa per casa ai civili, nel rastrellamento di bambini, giovani, c'è l'odio verso un intero popolo, qualcosa di più della lotta contro lo Stato di Israele. Penso che difendere il diritto all'esistenza e alla difesa di Israele sia un modo per difendere questi giovani, questi bambini, queste donne e credo che chiaramente bisogna intensificare la protezione dei cittadini di religione ebraica anche sul nostro territorio, perché il rischio di emulazione degli atti criminali che abbiamo visto da parte di Hamas potrebbe arrivare anche da noi. Quindi sono venuta qui a dire che difenderemo questi cittadini da ogni forma di antisemitismo vecchio e nuovo».

Il largo accanto al Tempio maggiore è intitolato a Stefano Gaj Taché: proprio due giorni fa si è celebrata la ricorrenza dei quarantuno anni da quando, il 9 ottobre del 1982, durante la festa di Shemini Atzeret, la comunità ebraica di Roma venne colpita da un attacco terroristico, che provocò la morte di Stefano, un bimbo di appena due anni. «Una giornata buia, una ferita per la Nazione che ancora non si è rimarginata» erano state le parole di Giorgia Meloni.

L'incontro con il Rabbino capo Sandro Di Segni si protrae per poco meno un'ora, con gli esponenti della comunità ebraica ci si sofferma soprattutto sulle conseguenze in termini di sicurezza dell'attacco subito da Israele. «Difenderemo questi cittadini da ogni forma di antisemitismo».

A chi le chiede se ci sono novità sulla coppia di italiani con doppio passaporto che potrebbe essere stata presa in ostaggio Meloni conferma che non ci sono ancora novità: «Sono tutti allertati per loro. Ovviamente intendiamo dare massimo sostegno a ogni nostro cittadino».

Il gesto della premier viene apprezzato e sottolineato da Victor Fadlun, presidente della comunità ebraica di Roma. «Ringraziamo la presidente del Consiglio per averci portato la solidarietà del governo» e per la «garanzia della sicurezza dei cittadini». Un plauso condiviso anche dall'inviata speciale del dipartimento di Stato per il monitoraggio e il contrasto dell'antisemitismo, l'ambasciatrice Deborah Lipstadt. Con la sua visita Giorgia Meloni ha dato un messaggio «inequivocabile» a sostegno di Israele dopo gli attacchi del gruppo islamista Hamas.

Sarebbe «importante che anche enti pubblici, università, organizzazioni non governative condannassero inequivocabilmente le barbarie di Hamas» aggiunge. «Chi non riesce a condannare questo genere di comportamenti rischia anche di incoraggiare simili azioni».

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