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"Memoria viva e ferita aperta". Così Draghi ha convinto un altro leader Ue

C'è Mario al telefono, quindi succede qualcosa. Prima, la chiamata a Bruxelles che ha fatto cambiare rotta all'Europa sui ritardi di Astrazeneca

"Memoria viva e ferita aperta". Così Draghi ha convinto un altro leader Ue

C'è Mario al telefono, quindi succede qualcosa. Prima, la chiamata a Bruxelles che ha fatto cambiare rotta all'Europa sui ritardi di Astrazeneca. Poi, il colloquio con Ursula von der Leyen per spianare la strada al Piano di rinascita italiano. E dieci giorni fa, mentre a Roma si iniziava a litigare su un'ora in più o in meno di coprifuoco, uno squillo all'Eliseo ha dato il via libera politico all'operazione Ombre Rosse per catturare, come dice Draghi, alcuni protagonisti di «atti barbarici». «Oui, Mariò»: Emmanuel Macron non aspettava altro per archiviare dopo quarant'anni la dottrina Mitterrand, ma insomma c'e stato bisogno di tutto il peso del premier per far scatenare la storica retata di brigatisti rossi, tutti come precisano da Parigi «macchiati di reati di sangue gravissimi».

Dunque, non solo Recovery e non solo vaccini, l'effetto Supermario funziona pure su altri dossier. «Il rapporto franco-italiano si è fortemente consolidato con Macron e Draghi - spiegano infatti fonti dell'Eliseo -. È una relazione nella quale torna la piena fiducia e il presidente ha voluto risolvere il problema come chiedeva Roma». E quello dei terroristi rifugiati era, racconta il presidente del Consiglio, «una ferita aperta, perché la memoria di quegli anni e viva nella coscienza degli italiani». E visto che per diversi ex br stava per scattare la prescrizione, il governo ha deciso di muoversi in fretta e in silenzio. A fari spenti. L'8 aprile Marta Cartabia ha preparato il terreno con un lungo incontro con il suo collega Eric Dupond-Moretti: «Abbiamo l'esigenza di fare presto. L'Italia non può più aspettare». Il ministro della Giustizia francese si è detto d'accordo e, «d'intesa con Roma», ha preparato la lista dei brigatisti da arrestare. A Parigi dicono che la dottrina Mitterrand, che per quasi mezzo secolo ha dato asilo a italiani del partito armato, non si applica di fronte ai fatti di sangue, e che quindi non ci sono stati problemi. In realtà la Francia, colpita dura dal terrorismo islamico, su questo tema ha ora un occhio diverso.

Comunque sia, Draghi assapora il successo mantenendo un basso profilo. «Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti di responsabili di gravissimi crimini di terrorismo che - ripete - hanno lasciato una ferita ancora aperta. A nome mio e del governo rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime». Ora si aspetta l'estradizione, e non sarà un'operazione veloce.

Marta Cartabia ricorda che il terrorismo ha segnato «la storia del nostro Paese, per l'alto tributo di sangue versato e l'attacco alle istituzioni della Repubblica». Adesso comunque «la scelta francese di rimuovere ogni ostacolo al giusto corso della giustizia ha una portata storica: voglio ringraziare il ministro Dupond-Moretti che fin dal primo incontro ha mostrato una particolare sensibilità verso questa drammatica pagina dell'Italia». Il risultato, conclude la guardasigilli, e stato ottenuto grazie «a una completa collaborazione e un intenso scambio di contatti e di informazioni a vario livello». Luigi Di Maio sottolinea il «lavoro congiunto» dei due Paesi anche sul piano diplomatico. «Massimo impegno contro criminalità e terrorismo, non si può sfuggire dalle proprie responsabilità e dal male procurato».

Ma a fare la differenza, secondo Matteo Salvini, è stato il carisma internazionale del premier. «La ritrovata autorevolezza italiana ci consente di festeggiare un altro successo, grazie in primis al presidente Draghi». Per una volta suo rivale interno Enrico Letta la pensa come lui: «Un risultato importante è tanto atteso». E Antonio Tajani: «Anche qui c'è stato un cambio di passo.

Ringraziamo il premier, l'unita nazionale dà credibilità all'Italia».

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