Quattro casi di meningite dall'inizio dell'anno a Milano. Una bambina di 7 mesi è stata ricoverata all'ospedale Buzzi per un'infezione da meningococco e, ancora a Milano, il 10 febbraio scorso è morta all'ospedale San Paolo una professoressa di 54 anni che insegnava in un istituto superiore. L'ultima persona a essere stata colpita dal meningococco è un ragazzino di quattordici anni di Segrate, iscritto in una scuola di Milano, ricoverato al San Raffaele. Nel medesimo ospedale era arrivata la catechista di Truccazzano stroncata a 49 anni dal meningococco. Accadeva quattro giorni fa. E 12 bambini che sono stati a contatto con lei, sottoposti a chemioprofilassi, sono corsi al pronto soccorso lamentando nausea, vomito e urine di colore rosso. Tanta paura ma per fortuna erano tutti falsi allarmi, sintomi dell'influenza oppure effetti collaterali dell'antibiotico.
L'Agenzia di tutela della salute di Milano (che si occupa dell'intera area metropolitana) assicura che il numero di casi è in linea con quanto accade nel resto del Paese e con quanto accaduto nel 2016 e nel 2015. La Regione Lombardia, con il suo assessore al Welfare, Giulio Gallera, ritiene comunque necessaria la riunione di un pool di esperti che possa riesaminare i dati, per tranquillizzare la popolazione. Il timore che si sta diffondendo è che a Milano esista un focolaio della malattia simile a quello di meningococco C rilevato in Toscana. Settantamila persone hanno già aderito alla campagna di vaccinazioni preventive e scontate lanciate dalla Regione Lombardia, destinate a tutti coloro che desiderano vaccinarsi e non alle sole categorie a rischio.
A illustrare la situazione è il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano. «Al momento non c'è una situazione di incremento di casi. Prima le storie rimanevano nel bollettino parrocchiale, con grave sofferenza per i colpiti. Oggi c'è una giustificata attenzione mediatica a seguito di quel che è successo nel 2015- 2016 in Toscana, che ha alzato l'attenzione verso una patologia che negli ultimi quattro anni ha mantenuto costante l'incidenza. Sono mille casi l'anno in Italia, con una mortalità del 10 per cento circa, e circa 300 sono dovuti al meningocococco, la forma che può determinare contagio. C'è da considerare anche una maggiore capacità diagnostica: un tempo venivano considerate tutte encefaliti o problematiche senza diagnosi precisa».
Quattro casi a Milano dall'inizio dell'anno sembrano però un numero elevato. «Purtroppo sono ancora nella norma perché nelle fasi di fine stagione, e il motivo è ancora tutto di capire, c'è un aumento dell'incidenza. A oggi si può dire che i quattro casi di Milano non sono correlati uno all'altro. In tutte le circostanze si è subito attivata la necessaria profilassi».
Il timore riguarda anche il ruolo dei portatori sani: «Sappiamo che soprattutto giovani e adolescenti sono i portatori della malattia, anche se la malattia può colpire tutti. I portatori sani sono il 10 per cento della popolazione e da qui nasce l'opportunità della vaccinazione, unico modo per azzerare o comunque ridurre una malattia che comunque rimane rara».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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