Meno contagi. E resta il rischio di altri lockdown

Dimezzati i casi in terapia intensiva. In Lombardia già fatti 7.500 test sierologici

Meno contagi. E resta il rischio di altri lockdown

D'accordo il calo dei dati, ma l'Organizzazione mondiale della sanità avverte: «L'epidemia è ancora lontana dalla fine».

Le fa eco il virologo Andrea Crisanti: «Non ci resta che sperare nel caldo». Detto da lui, che ha gestito i tamponi a tappeto in Veneto e ha una delle visioni più lucide sull'andamento dell'epidemia, non tranquillizza di certo. «Il modo in cui è stata impostata la fase 2 - critica il virologo dell'università di Padova - è senza criterio scientifico. Basti pensare a un dato: abbiamo chiuso l'Italia con 1.797 casi al giorno e la riapriamo tutta quanta insieme con 2.200. È una scelta senza metrica».

IL RISCHIO SERRATE BIS

Quindi quel monitoraggio quotidiano con le «soglie sentinella» che il premier Giuseppe Conte ha fatto passare come uno scrupolo di sicurezza, sarà in realtà l'anticamera di possibili (molto possibili) nuovi lockdown sporadici.

Cioè: il 4 maggio ripartiamo tutti allo stesso modo, poi ogni regione andrà per la sua strada, con i suoi numeri, e li dovrà comunicare regolarmente al ministero della Salute. Non appena i contagi saliranno oltre un certo numero, scatteranno i provvedimenti e ci si potrebbe chiudere nuovamente in casa, a singhiozzo, per spezzare da subito la catena di contagi.

Nuovi focolai sono da mettere in conto ed è quasi certo che i casi di pazienti positivi aumenteranno dopo qualche settimana dalla ripartenza, quindi tra la fine di maggio e l'inizio di giugno.

CIFRE IN CALO

Detto questo, i numeri di questi giorni sono in calo. Domenica sono morte 333 persone (nei giorni peggiori sono state più di 800) portando il totale delle vittime a 26.977. Il numero complessivo dei dimessi e dei guariti sale invece a 64.928, con un incremento di 1.696 persone rispetto a domenica. Nelle terapie intensive ci sono meno di 2mila pazienti, 53 persone in meno e le cifre si avvicinano sempre di più ai parametri richiesti per poter dare il via alla fase due. Compreso l'indice R0 che indica il grado di contagiosità di un paziente infetto. Il «numero magico» era arrivato a quota 2-3 nelle settimane peggiori mentre adesso si è stabilizzato sullo 0,5. L'indice sarà uno dei sorvegliati speciali dal 4 maggio in poi e, non appena si alzerà, scatterà l'allarme, con eventuali nuovi provvedimenti. Le riserve restano comunque parecchie. «Procediamo passo dopo passo verso il maggior numero di aperture possibili - conferma il presidente dell'istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro - ma ci vuole cautela. C'è ancora una circolazione del virus. Questo ci dà lo spunto però per riflettere sul fatto che man mano che ci avvieremo verso caute aperture dovremmo prendere delle precauzioni».

LA LOMBARDIA RESPIRA

In Lombardia, sono stati registrati 590 rispetto a ieri, quando i casi positivi segnalati erano 72.889 e l'aumento sul giorno precedente era stato di 920. Di queste, sono decedute 13.449 persone (+ 124 rispetto a domenica, quando l'aumento rispetto al giorno prima era stato +56) e ne sono guarite e dimesse 48.471 (+1.409). I ricoveri in ospedale sono 957 in meno: 7.525 rispetto agli 8.489 di domenica. E in terapia intensiva si liberano 26 letti.

I contagi calano a Milano, dove restano comunque 188. Sondrio festeggia invece il suo primo giorno a zero contagi.

Comincia invece l'analisi coni test sierologici sugli anticorpi, utili a scovare i casi latenti. «In due giorni sono stati eseguiti 7.528 test sierologici nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi - spiega l'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera -.

Gli esiti delle analisi eseguite nella giornata di domenica, ai quali si aggiungeranno via via quelli delle giornate successive, sono stati trasmessi all'Irccs San Matteo di Pavia per le valutazioni degli esperti che saranno comunicate la prossima settimana».

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