Roma - Cooperative, onlus, associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato che negli ultimi tempi hanno fruito di un giro di affari milionario per offrire servizi d'accoglienza agli immigrati saranno costrette, con la riduzione sempre più massiccia del numero di sbarchi, a tirare la cinghia. L'esercito dell'accoglienza, stando ai numeri del 2016, raccoglie il 50% dell'intero mondo del terzo settore: circa 182 mila realtà cooperativistiche, poco meno di 5 mila onlus e una schiera di 300mila addetti tra lavoratori full time, part time e volontari. Quanto ai proventi le stime sono davvero ragguardevoli: si calcola che nel 2014, circa 1.300 enti hanno ricavato guadagni per 32 milioni di euro; nel 2015 la stima è posizionata su una media di 10 milioni annui, così nel 2016. Una diminuzione solo apparente di incassi perché è aumentato invece il numero di istituti che offre accoglienza.
Alcune realtà sociali hanno scelto via via di spacchettarsi in più soggetti in modo da partecipare a più gare e ripartirsi i subappalti. Ai prodighi imprenditori, la maggioranza dei quali platealmente improvvisata, che ritrovandosi a disposizione qualche immobile libero hanno messo in piedi in fretta e furia centri di accoglienza straordinari ma anche progetti di assistenza e integrazione, quelle entrate certe cominceranno progressivamente a ridursi. Ma non solo a loro. A soffrirne ci saranno anche le organizzazioni di interpretariato sociale che, a breve, verranno in larga parte sostituite da chi si aggiudicherà per un milione di euro all'anno l'appalto di registrazione delle dichiarazioni degli immigrati per le pratiche delle richieste di asilo. Tempi duri anche per le onlus di mediazione culturale: infatti chi si aggiudicherà i servizi di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati dovrà fare i conti con i budget delle amministrazioni locali. Meno consistenti sicuramente di quelli ad accesso diretto in capo alla prefetture.
Insomma per farla breve le voci di spesa del 2016 che hanno contabilizzato 3,6 miliardi di euro spesi per la mera accoglienza, con il calo degli sbarchi dovrebbero essere ampiamente ridotte e chissà, dirottate altrove. Chi ha fatto il pieno di risorse fino a oggi bene, gli altri si dovranno attivare verso nuovi piani di business. Tuttavia coop e onlus non saranno costrette alla disperazione perché ai primi di agosto il governo ha messo mano al Codice unico del terzo settore approvando lo scheletro di una legge che andrà a supportare tutti gli enti che a oggi si occupano di soggetti svantaggiati. Una sensibilità da aspettarsi visto che il mondo cooperativistico rappresenta un serbatoio di voti non indifferente per una certa sinistra.
Inevitabile quindi che per tamponare il mancato incasso si sia pensato intanto a finanziare nuove agevolazioni fiscali con 190 milioni per l'anno in corso, e 200 milioni per quello a venire. Per le realtà considerate svantaggiate: quelle il cui reddito s'aggira attorno ai 130mila euro è pronto nel cassetto il regime di dichiarazione forfettaria.
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