È tornato «il fascismo». È l'«apartheid». Quello che va in scena a Lodi, con i bambini stranieri di elementari e materne che non accedono alle mense scolastiche, «è disumano». La sinistra, ma non solo, attacca il governo e mira contro la Lega.
Indigna tutti il nuovo regolamento del Comune amministrato dal Carroccio, sindaco Sara Casanova, che non richiede solo la documentazione Isee a chi vuole accedere alle agevolazioni tariffarie per mensa e scuolabus. In aggiunta, infatti, ed è qui che si è innescata la polemica, gli stranieri devono presentare un documento del proprio Paese d'origine che attesti che non possiedono nulla in patria, tra beni mobili e immobili. Il problema che ha portato all'esclusione dalla mensa di decine di bambini, fino a duecento, sta nella difficoltà e nei costi, tra marche da bollo e viaggi, da sostenere per reperire tale documentazione. Tanto che numerose famiglie hanno rinunciato. E visto che il prezzo pieno della mensa è troppo caro, cinque euro a bambino, hanno optato per il panino al sacco o per far rientrare i bambini a casa per il pranzo per poi riaccompagnarli a scuola, spesso a piedi, visto che tutti frequentano il tempo pieno. Risultato: i bimbi stranieri non possono mangiare nel refettorio. Spesso lo fanno in classe nel pomeriggio o addirittura, almeno in due casi documentati da un reportage di Piazzapulita, in aule separate, visto che le norme sanitarie vietano mescolanza di cibi preparati a casa, rispetto a quelle dei compagni italiani.
Il Comune risponde alle bordate che arrivano da sinistra e dalla Curia sottolineando che si tratta di un provvedimento «antifurbetti». Tesi rilanciata anche dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini: «Il fatto che qualcuno, certamente non i bambini ma i genitori, che potrebbe pagare ritiene di non doverlo fare, rappresenta un insulto a genitori italiani e stranieri, che invece pagano quello che devono. Quindi fa bene qualunque sindaco, e l'hanno fatto anche quelli di sinistra - ha precisato - a chiedere che non ci siano genitori furbi e altri meno furbi».
È l'ex premier, Matteo Renzi, ad aprire il fuoco («La politica basata sull'odio e sulla paura genera mostri. Quello che sta accadendo a Lodi per me è disumano»), seguito dal segretario del Pd Maurizio Martina: «Come fa ad addormentarsi sereno un sindaco che caccia bambini da una mensa scolastica? A quale livello di meschinità siete arrivati?». Pierfrancesco Majorino, assessore di Milano, ci vede un nuovo «fascismo».
La polemica monta tanto da costringere il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, a intervenire: «Sono certo che si troveranno le giuste soluzioni che tengano insieme i diritti dei bambini e i doveri delle famiglie di rispettare le modalità di accesso ai servizi. Sono pronto a incontrare il sindaco, se necessario, per affrontare insieme a lei la questione». Che però ormai ha già segnato il dibattito, inchiodando il Carroccio.
Anche Forza Italia reagisce. La vicenda, riassume l'azzurra Mara Carfagna «ha rattristato tutta Italia.
Escludere dalla mensa bambini nati qui da famiglie straniere con i documenti in regola, sembra la risposta sbagliata a un problema serio. Non c'è dubbio che le autorità competenti possano fare di più, e di meglio, per garantire l'uguaglianza».
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