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Merkel apre le porte d'Europa. Ma perfino la Baviera protesta

La Cancelliera tedesca annuncia "asilo senza limiti" poi si corregge: si è trattato di un evento eccezionale

Merkel apre le porte d'Europa. Ma perfino la Baviera protesta

«Asilo senza limiti». Sembrava il nuovo diktat di Angela Merkel. Un diktat alla Germania e al resto d'Europa costretti - obtorto collo - ad assecondare il nuovo corso «umanitario» della Cancelliera. «Il diritto all'asilo politico non ha limiti per quanto riguarda il numero dei richiedenti», annunciava infatti la Cancelliera un'intervista alla stampa tedesca. Ma quelle parole, pronunciate senza tener conto né dei rischi d'infiltrazioni terroristiche tra i migranti, né della sostenibilità economica e sociale del nuovo orientamento, hanno innescato pesanti ostilità all'interno della Germania e dei Paesi orientali. Ostilità che stanno già costringendo Frau Merkel ad una parziale retromarcia.

Tutto inizia ieri pomeriggio quando il ministro dell'Interno bavarese Joachim Hermann critica duramente - nel corso di una visita ad un commissariato di Passau, nell'est del Land, - la decisione di consentire l'ingresso dei rifugiati provenienti dall'Ungheria. Non pago Hermann sottolinea come la misura non sia stata assolutamente concordata con gli altri stati federati della Germania e accusa la Merkel di aver trasmesso un segnale equivoco a tutta l'Europa. E così la Cancelliera è costretta ad affidare ad un portavoce del governo una dichiarazione assai più conciliante in cui il via libera all'ingresso dei migranti viene definito una misura assolutamente «eccezionale» decisa per alleviare la situazione di emergenza.

Ma i diktat della Cancelliera non destano allarme solo in patria. A preoccuparsi, e non poco, sono soprattutto i suoi vicini orientali. I migranti in arrivo in Europa «non sono i 150mila da dividere in base alle quote, e neppure i 500mila di cui si parla a Bruxelles, ma milioni, anzi decine di milioni, perché il flusso è senza fine», notava ieri il primo ministro ungherese Viktor Orbàn annunciando l'intenzione di schierare l'esercito alle frontiere con la Serbia. E così i portavoce tedeschi erano costretti ad un altro intervento distensivo. In serata venivano infatti resi noti i contenuti di una telefonata Merkel-Orbàn in cui sarebbe stata «concordata» la reciproca disponibilità di Ungheria e Germania a rispettare tutti gli «obblighi europei, inclusi quelli contenuti negli accordi di Dublino».

Ad Est non c'è però solo Orbàn ad agitarsi. La premier polacca Ewa Kopacz sottolineava ieri l'indisponibilità del suo Paese ad accogliere più di duemila profughi in caso di approvazione del sistema di ripartizione. Siamo disponibili - ha dichiarato la Kopacz - ad offrire solidarietà, ma deve trattarsi di responsabilità solidale... adeguata alle capacità del Paese che altrimenti rischia la destabilizzazione». E nel vertice informale dei ministri degli Esteri europei, tenutosi ieri in Lussemburgo, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno riconfermato, il deciso «no» alla redistribuzione dei rifugiati.

Secondo i quattro Paesi dell'Est, va «preservata la natura volontaria delle misure di solidarietà dell'Ue» e restano «inaccettabili quote obbligatorie e permanenti».

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