La Merkel ricorda il Muro «Giurai: se cade davvero festeggio con le ostriche»

La Cancelliera: «Ero in sauna. Vidi tanta gente in giro e la seguii Siamo andati all'Ovest, e ho bevuto la mia prima birra in lattina»

BerlinoConcerti lungo le linee del vecchio confine, centri di documentazione aperti anche di notte, e storie: cento storie sotto le stelle raccontate in altrettante stazioni sui resti di una divisione che non c'è più. Per il venticinquesimo anniversario della caduta del Muro che l'ha divisa in due dal 1961 al 1989, Berlino prepara tre giorni di festa. Le celebrazioni arriveranno al loro culmine la sera del 9 novembre, quando sulle note della Nona sinfonia di Beethoven diretta dal maestro Daniel Barenboim ottomila palloncini bianchi saranno rilasciati nel cielo reso famoso da un film di Wim Wenders. Al di là dell'aspetto scenografico, con un taglio di luce bianca nella buia notte berlinese, la festa del nove non è solo la celebrazione della libertà ritrovata ma anche il ricordo di una ferita profonda che ha segnato la storia della città, dell'Europa e del mondo. A ogni palloncino - contenente luci led e rigorosamente biodegradabile - è stato assegnato un biglietto, con una storia. Madrina della festa sarà naturalmente Angela Merkel, la tre volte cancelliera nata ad Amburgo ma portata ancora i fasce all'Est dal padre Horst Kasner, un pastore di anime al quale la Chiesa luterana aveva assegnato la parrocchia di Quitzow, in Brandeburgo. Un trasferimento decisamente controcorrente visto che, salvo pochi idealisti entusiasti del socialismo reale della Ddr, in molti avrebbero fatto carte false per scappare all'Ovest.

Se gli abitanti del mondo occidentale sanno ricordare con esattezza dov'erano l'11 settembre, i tedeschi sanno anche dire dove si trovavano quando il Muro di Berlino venne giù. La donna più potente d'Europa, allora 35enne con un lavoro come chimica all'Accademia delle Scienze a Berlino Est, era nella sauna. Era un giovedì. «E io il giovedì andavo sempre con una mia amica a fare la sauna. E quindi sono andata a fare la sauna», ha raccontato nel corso di un incontro pubblico in Assia. Poco prima aveva visto in tv la conferenza stampa di Günther Schabowski, il funzionario della Ddr che, incalzato da un giornalista dell'Ansa, aveva annunciato la revoca delle restrizioni ai viaggi all'Ovest per i cittadini della Ddr. Prima della sauna «ho chiamato mia madre», ha continuato, per dirle che forse sarebbero andate presto a mangiare insieme ostriche al Kempinski, costoso albergo dell'Ovest. Più prosaicamente, verso le undici di sera, racconta ancora Merkel, «seguii la gente; siamo entrati in un qualche appartamento dell'Ovest, e la gente voleva telefonare a casa. Io volevo chiamare mia zia». Nessun baccanale per Angela né nessuna corsa al Muro per prenderlo a martellate come fecero tanti berlinesi dei due settori. Quello che colpisce del suo racconto è, come sempre, l'incredibile sintonia con i suoi elettori, occidentali e orientali. Basta chiederlo a qualunque berlinese dell'Ovest. Cosa ti ricordi di più di quella notte di libertà? «Tanti ossis (nomignolo per i tedeschi dell'Est, ndr) che alla due di notte schiacciavano il naso contro le vetrine di un supermercato, solo per osservare i prodotti in vendita», risponde Hanno Rinne, musicista di West Berlin.

Libertà e unità ma senza alcuna follia. Angela è una di loro: «Io il giorno dopo dovevo andare presto al lavoro.

Quindi verso l'una e mezza sono tornata a casa, dopo aver bevuto la mia prima birra dell'Ovest». A differenza degli europei del sud, i tedeschi non amano l'ostentazione e lo sfarzo. E Angela Merkel a mangiare le ostriche da Kempinski non c'è più andata.

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