Cronache

"La mia fragile sorellina uccisa dalla droga e dal dolore per papà"

Luca Urbani: "Maddalena era entrata in un brutto giro. Era così felice per la mia laurea"

"La mia fragile sorellina uccisa dalla droga e dal dolore per papà"

Maddalena Urbani uccisa da un'overdose di eroina. La stessa trovata in casa di Rajab Abdul Aziz, il siriano di 64 anni arrestato ieri dalla squadra mobile romana per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

«Mia sorella era quella della famiglia che aveva sofferto di più la scomparsa di papà» racconta a il Giornale Luca Urbani, 25 anni, sotto choc per la morte di Maddalena. «Aveva vissuto i primi anni di vita in Vietnam - racconta ancora - poi è tornata con noi qui a Castelplanio. Una ragazza difficile, ha patito molto per la mancanza di nostro padre. La sentivamo spesso, l'altro ieri, venerdì, ci siamo videochiamati. Le ho detto che mi sto per laureare, lei mi aveva promesso di venire e di essere presente quel giorno. Era felicissima. Si è trasferita a Perugia due anni fa per completare gli studi in un collegio dell'Oms, studiava e lavorava». «Purtroppo è entrata in un brutto giro e lei, con i suoi alti e bassi, si è fatta coinvolgere - racconta Luca -. Ma non aveva problemi di tossicodipendenza. Lavorava, aveva un appartamento che si manteneva da sola, faceva una vita normale. A dicembre eravamo andati tutti a trovarla. Siamo a pezzi».

Durante la perquisizione nel lotto popolare di via Vibo Mariano 14, dove Rajab scontava una condanna per droga, gli agenti hanno sequestrato una dose di «brown sugar». L'uomo non parla. «Aspettiamo la convalida del fermo - spiegano alla mobile - per ora non gli si può associare la morte della 21enne». L'autopsia della figlia di Carlo Urbani, il virologo eroe morto a Bangkok dopo aver scoperto e isolato la Sars nel 2003, è prevista per oggi nell'Istituto di Medicina Legale del policlinico Gemelli. In attesa dei risultati degli esami tossicologici, proseguono le indagini per individuare chi ha fornito la dose letale.

Il reato? Come scritto, morte come conseguenza di altro reato, lo spaccio. Non solo. Da stabilire esattamente l'ora del decesso, visto che la prima segnalazione al 112, fatta dall'amica tossicodipendente di Maddalena, una ragazza di 23 anni arrivata assieme a lei da Perugia, è delle 13.30. Da quanto tempo è morta? Possibile che sia l'amica che il padrone di casa fossero talmente «fatti» da non accorgersi che Maddalena stava male? Poco dopo i sanitari del 118 hanno trovato la ragazza riversa a terra, oramai priva di vita. Maddalena dal 2019 viveva a Perugia dove lavorava in un bar. La mamma, Giuliana Chiorrini, è con il figlio Luca nelle Marche, il fratello maggiore, Tommaso, volontario con l'Associazione Umanitaria Intersos, bloccato nella Repubblica Centrafricana.

Luca, che sta per conseguire un master in Cooperazione Internazionale, è l'ultimo ad averla sentita ancora in vita. L'amica 23enne, ascoltata in questura, non ricorda molto. Soprattutto non è attendibile viste le sue condizioni. Avrebbe solo raccontato ai poliziotti che, arrivate a Roma, avrebbero passato la notte in casa di Aziz. Nonostante fosse agli arresti domiciliari l'uomo si riforniva di droga e ospitava gente. Una piazza di spaccio il caseggiato di Vibo Mariano, dove la «roba» viene acquistata e consumata sul posto. Una storia maledetta, che ricorda in maniera drammatica quella di Desirée Mariottini, la 16enne che da Cisterna di Latina, arriva nella capitale per comprare droga.

O come quella di Pamela Mastropietro, la 18enne romana fuggita dalla comunità di recupero e finita nella mani del suo carnefice, Innocent Oseghale, che l'ha fatta a pezzi e nascosta in due trolley.

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