«Mia madre cerca Totò Vederla così è uno strazio»

Il fratello dell'ex politico detenuto parla del permesso di visita negato: «Riconosce il figlio, riabbracciarlo è il suo ultimo desiderio»

«Mia madre cerca Totò Vederla così è uno strazio»

«“Quando viene Totò? Quando arriva? Mi dite sempre che verrà a trovarmi e invece non viene mai. Perché non viene Totò? Voglio vederlo un'ultima volta prima di morire, fatemelo vedere...”». La voce di Silvio Cuffaro, il fratello minore del governatore di Sicilia detenuto per scontare una condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, è ferma. Ferma anche mentre racconta il dramma della sua famiglia, quello di mamma Ida, 90 anni compiuti a luglio, che come una litania, ogni giorno, invoca il suo Totò, si arrabbia anche con questo figlio, il prediletto, che non la va a trovare.

Dottor Cuffaro, allora sua madre si ricorda di Totò, lo riconosce nonostante la demenza senile?

«Certo che lo riconosce, riconosce anche noi familiari. È una donna di 90 anni, malata, a cui è stata stravolta la vita: prima il processo a Totò e il suo arresto, poi la morte di mio padre, con cui è stata sposata 60 anni».

E ai funerali suo fratello non c'era, il permesso è arrivato in ritardo...

«Abbiamo rinviato noi la tumulazione di papà, perché almeno a quella lui fosse presente».

Come sta sua madre?

«Ha una forte depressione, non accetta lo stato dei fatti. A volte dimentica che mio padre è morto, e lo aspetta. Ha cancellato dalla sua mente anche la vicenda processuale di mio fratello, lo considera come un figlio che non va mai a trovarla, si lamenta perché non lo vede. Noi evitiamo di ricordarle che è in carcere, se lo facciamo piange, cade in uno stato di frustrazione...».

Eppure il magistrato di Sorveglianza dice che la visita è inutile perché sua madre non capisce...

«Il magistrato, una donna e mi dicono anche una madre, prima di scrivere quelle cose avrebbe fatto meglio ad acquisire le telefonate, due al mese, che Totò fa alla mamma dal carcere. Si sarebbe resa conto che mamma riconosce Totò, anche al telefono. Quei colloqui, per legge, sono registrati, ci vuol poco ad acquisirli».

Cosa si dicono la mamma e suo fratello?

«Lei gli chiede sempre: “E quando vieni a trovarmi? E perché non vieni?” Totò cerca di tranquillizzarla, le ripete che verrà. Magari poco dopo lei dimentica la telefonata, ma lo aspetta, parla di questo figlio del cuore dalla mattina alla sera, dice che rivederlo prima di morire è il suo ultimo desiderio».

Ma suo fratello non può fruire di altri permessi?

«Certo, ne avrebbe diritto sulla base delle modifiche intervenute nel 2009 all'articolo 4 bis dell'ordinamento penitenziario, un massimo di 45 giorni, per un periodo massimo di 15 giorni, nell'arco dell'anno. Ma non glieli concedono. Proprio la settimana scorsa hanno rigettato una sua richiesta di permesso premio».

Ritiene ci sia un accanimento?

«Guardi, Totò sin dall'inizio ha voluto essere un detenuto come tutti. Quando si è consegnato dopo la condanna, si è lasciato mettere senza protestare le manette, eppure era ancora senatore. Io non dico nulla, vedo i fatti. Prendiamo la liberazione anticipata. Lui ha presentato l'istanza un anno fa a dicembre, la Sorveglianza l'ha esaminata solo a fine marzo, quando il decreto era stato convertito in legge in maniera peggiorativa. A mio fratello la liberazione è stata negata, ci sono capimafia che l'hanno avuta. I casi di altri detenuti, che avevano presentato l'istanza dopo di lui, sono stati esaminati prima».

Il Guardasigilli ha avviato accertamenti sul mancato permesso di visita a sua madre. Ci spera?

«Bisogna sempre avere fiducia».

Quanto servirebbe, a sua madre, riabbracciare suo fratello?

«Farebbe illuminare i suoi occhi. A volte credo che abbia la forza di vivere perché aspetta Totò».

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