«Un errore non approvare la legge sullo ius culturae nella scorsa legislatura». Il neo ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, Elena Bonetti, per lanciare il suo manifesto programmatico sceglie l'Avvenire, memore del suo passato nell'Agesci. E non stupisce che tra gli obbiettivi del nuovo governo riproponga la realizzazione dello ius culturae, l'acquisizione della cittadinanza «in automatico» per i bambini stranieri che abbiano concluso almeno un ciclo scolastico. «Educare e formare nelle nostre scuole ragazzi nati e cresciuti in Italia ai quali di fatto non riconosciamo la cittadinanza è come allenare una squadra e poi lasciarne metà in panchina. Ci perdiamo tutti», afferma la Bonetti.
Eppure pur rappresentando un cavallo di battaglia per il Pd la proposta sullo ius culturae all'epoca di Paolo Gentiloni premier fu congelata per il timore che il governo su quello scoglio naufragasse. Poi con la Lega al governo l'ipotesi di riforma della legge sulla cittadinanza è stata ovviamente del tutto accantonata ma con il ritorno del Pd ai posti di comando la questione torna alla ribalta. Il ministro Bonetti sembra far riferimento in particolare alla legge di iniziativa popolare promossa dai Comitati di Azione Civile che ricalca quella renziana.
Si prevede che il minore straniero nato in Italia o arrivato entro i 12 anni di età dopo aver frequentato cinque anni di scuola o 3/4 anni di formazione professionale «acquista la cittadinanza italiana». Solo per le elementari poi è richiesta la promozione finale, per le scuole superiori è sufficiente la frequenza.
Contrario il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri di Forza Italia. «La legge sulla cittadinanza in Italia è già molto generosa- sostiene il senatore azzurro- Se lo ius culturae è un modo elegante per impacchettare una cittadinanza facile noi ci opporremo fermamente».
Particolarmente critico un altro senatore azzurro, Lucio Malan, che nella scorsa legislatura aveva stroncato il principio dello ius culturae ritenendolo una «pericolosa scorciatoia» persino rispetto allo ius soli. «Non lo condivido ma almeno lo ius soli si basa su un principio chiaro, se nasci sul territorio italiano sei cittadino italiano -spiega Malan- Le norme che regolano lo ius culturae invece sono molto più scivolose». Malan non condivide il principio che basti la frequenza ad un ciclo scolastico. «Si potrebbe essere bocciati per tre anni di seguito ed ottenere comunque la cittadinanza oltre al fatto che non ci sarebbe il controllo dell'effettiva frequenza», osserva il senatore che poi pone anche un problema di consapevolezza delle scelte. «I ragazzi italiani fino a 18 anni in sostanza non possono fare nulla, hanno sempre bisogno di un adulto responsabile che ratifichi le loro scelte -insiste Malan-. Perché invece noi lasciamo che un bambino scelga addirittura la propria appartenenza ad un paese, alla sua cultura ed identità prima ancora di aver raggiunto la maturità? È contraddittorio».
Sul fronte dell'accoglienza migranti nella Ue il premier Giuseppe Conte ha annunciato «la piena disponibilità di alcuni paesi europei, l'Italia non
verrà lasciata sola». In effetti il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer, ha confermato in un'intervista la volontà di «accogliere in Germania un quarto dei migranti salvati nel Mediterraneo e approdati in Italia».
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