La decisione dell'Austria di ridurre notevolmente il numero di ingressi dei migranti ha avuto riflessi a livello internazionale, con una reazione a catena sui Paesi della rotta balcanica e un peso maggiore sui primi luoghi toccati in Europa da chi arriva da fuori.
Una situazione che sta provocando notevoli disagi alla frontiera greca e che oggi il governo di Atene ha deciso di affrontare con chiarezza, scegliendo di richiamare da Vienna il proprio ambasciatore, Chrysoula Aleiferi, in seguito a un vertice tra Austria e Paesi balcanici sul tema dell'immigrazione.
C'è forte tensione nell'aria e ad Atene non è soltanto il mancato invito a Vienna a non andare giù, ma piuttosto il rischio di diventare "il Libano d'Europa", un paragone che ricorda la situazione del Paese mediorientale, travolto da un'ondata migratoria dalla Siria della guerra civile, che ha portato all'afflusso di milioni di persone. Una decisione, quella di lasciare fuori i greci, che a Vienna difendono a spada tratta, con il ministro degli Esteri, Sebastian Kurz, convinto che ad Atene non ci sia la volontà politica di ridurre l'afflusso di rifugiati dal Medioriente.
"La Grecia
non ha intenzione di accettare accordi mentre gli Stati membri non sono riusciti a portare a compimento gli impegni presi" sulla ripartizione, ha detto con chiarezza il primo ministro Alexis Tsipras. Lo scontro è aperto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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