Come era prevedibile, e come ampiamente scritto, il vertice europeo di Salisburgo si è rivelato un buco nell’acqua. Anzi: il rischio che diventasse una fregatura per l’Italia era alto e così è stato. Delle conclusioni del Consiglio sulle migrazioni di giugno, quando tutti i leader dell’Ue si spellarono la bocca con belle parole tipo “solidarietà” e “condivisione”, non è rimasto praticamente nulla.
“Non abbiamo ancora fatto passi avanti per quanto riguarda un meccanismo condiviso di gestione collettiva” dei migranti, ha sintetizzato – un po’ in imbarazzo – uno stanco Conte nella conferenza stampa di fine summit. L’Italia ha presentato il suo piano e le sue richieste, che riguardano soprattutto la revisione della missione Sophia e la redistribuzione degli immigrati. Ma non ha ottenuto nulla. "Ad essere sincero mi aspetto poco da Salisburgo", disse Salvini nei giorni scorsi. Aveva ragione.
Per Conte il "caso Diciotti ci vede tutti perdenti". E forse è vero. Ma a quanto pare i partner europei non intendono venirci incontro, almeno non ora. Eppure per il premier, l’unico che alla vigilia del summit si diceva “positivo”, presto si arriverà a delle “conclusioni”. Quali? Difficile dirlo. Forse nessuna. In fondo di buoni propositi si può anche morire e dalle parti di Bruxelles sono mesi che ci rassicurano, senza poi muoversi di un millimetro.
Ieri sera a cena e stamattina nel gruppo di lavoro, Conte e gli altri capi di Stato e di Governo hanno discusso anche di Brexit e altri argomenti. Forse più complessi dello sbarco di qualche clandestino. Ma è su questo punto, inevitabilmente, che l’Unione rischia di spaccarsi. Le elezioni Ue sono alle porte. E il fronte sovranista incalza popolari e socialisti.
Alcuni Paesi hanno proposto un meccanismo di "contributi finanziari" per una "solidarietà flessibile" sulla gestione dei richiedenti asilo. In sostanza gli Stati che non intendono accogliere gli immigrati da redistribuire potrebbero versare un "contributo finanziario" in alternativa. Il fatto è che sia Conte ("non è quella la solidarietà a cui io personalmente penso e voglio") sia Angela Merkel ("non sono soddisfatta") apprezzano la soluzione. Dunque è destinata a morire qui. Il rischio infatti è che molti Paesi preferirebbero pagare che farsi carico dei profughi. Lasciando invariata la distribuzione di stranieri sul suolo europeo.
I leader Ue pare almeno che si siano messi d’accordo su alcuni punti da affrontare nel futuro prossimo. A spiegarli è stato il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, secondo cui presto (ma quando?) si farà qualcosa per "rafforzare il nostro confine esterno”. La Commissione Ue aveva proposto di schierare 10mila guardie, ma il rafforzamento di Frontex - appoggiato da Francia e Germania - non scalda il premier italiano. "Prevedere un tale investimento qualche dubbio sull'utilità pratica lo solleva - ha detto - Poi c'è anche un problema più squisitamente politico: è chiaro che un simile dispiegamento di uomini pone un tema di sovranità".
Il governo preferirebbe investire in Africa, ma l’Ue non sembra disposta a scucire quattrini. "Pensare di destinare 500-600 milioni, comparandoli ai miliardi che vengono investiti in Turchia, è assolutamente irragionevole", ha fatto notare Conte. Ma da quell’orecchio per ora Bruxelles non pare voler ascoltare.
L’idea, pure della Merkel, sarebbe quella di prendere come modello l’accordo siglato con la Turchia. Allora furono messi in campo oltre 3 miliardi di euro, oggi si parla di qualche milioncino. Il solito flop.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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