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Migranti negli host albanesi, ora è legge

Dal Senato ok all'intesa definitiva con Tirana. Monsignor Perego (Cei): "Soldi buttati a mare"

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«È finita la politica delle porte aperte per tutti. L'accoglienza indiscriminata voluta dal Pd e da tutta la sinistra è terminata» annuncia Alberto Balboni, senatore di Fratelli d'Italia. Il Parlamento ha dato il via libera all'accordo fra Italia e Albania per la gestione dei migranti nel paese delle Aquile. Poco prima, durante le dichiarazioni di voto, Balboni rincarava la dose: «Questo è un messaggio che aspettano non solo gli elettori di centrodestra, ma anche tanti elettori di sinistra, o meglio ex elettori, al di fuori dei salotti radical chic e della ztl». Non azzererà gli sbarchi, ma il disegno di legge di ratifica, passato con 93 voti favorevoli e 61 contrari, è un tentativo di arginare l'ondata migratoria, almeno come deterrente nei confronti di chi paga i trafficanti di uomini per arrivare in Italia e si ritroverà in Albania.

L'opposizione risponde a palle incatenate con l'appoggio delle Ong e di frange ecclesiastiche. «L'approvazione della ratifica dell'accordo Italia-Albania sui migranti è il simbolo di una barbarie politica» detta la linea il deputato dei Verdi di sinistra Angelo Bonelli.

Il provvedimento, di sette articoli, prevede che possiamo portare direttamente in Albania i migranti illegali recuperati un acque internazionali o di altri stati della Ue, come Malta, da «mezzi della autorità italiane». Le Ong, che si stracciano le vesti, sono escluse, ma protestano: «È una costosa operazione di propaganda che ha l'obiettivo di impedire ai migranti di mettere piede sul suolo italiano».

Minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili non verranno portati in Albania. Il porto di sbarco sarà Shengjin, la prima area concessa da Tirana e poi è stata individuata una zona più ampia nell'entroterra, a Gjadër. Tremila è il numero massimo di migranti accettati dall'Albania, che garantirà solo la sicurezza esterna dell'hotspot sotto giurisdizione italiana. L'obiettivo è «svolgere una procedura accelerata di esame delle domande di protezione internazionale». Chi non ha diritto all'asilo deve venire velocemente rimpatriato per lasciare spazio ai nuovi arrivi. I tempi sono un nodo del piano da verificare in corso d'opera. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha stretto l'accordo con il premier albanese, Edi Rama, punta a tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere solo chi ha diritto alla protezione internazionale.

L'opposizione punta il dito contro il costo dell'operazione: 633 milioni di euro, ma è una cifra totale fino al 2033. L'arcivescovo Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, in linea con la sinistra e le Ong, parla «di soldi buttati in mare».

L'approccio italiano è stato approvato dal presidente della Commissione europea e apprezzato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, socialdemocratico. Gli sbarchi, al momento, sono in diminuzione: 4028 rispetto a quasi il doppio (7587) nello stesso periodo dello scorso anno.

Il patto con la Tunisia suggellato dall'Europa, un maggiore coinvolgimento Ue in Libia e il deterrente Albania potrebbero mettere i bastoni fra le ruote ai trafficanti di uomini diminuendo i flussi, che a medio-lungo termine dovranno venire disincentivati, a monte, dal piano Mattei.

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