Un sistema di accoglienza che rischia di saltare, risorse finanziarie insufficienti che obbligano a debiti fuori bilancio, carenza di personale superiore al 50 per cento. La direttiva 2018 firmata il 6 marzo dal ministro uscente Marco Minniti e inviata alla Corte dei Conti fotografa un'emergenza che non è cessata con il calo degli sbarchi. E che ora, con l'impasse uscita dal voto del 4 marzo, dovrà essere gestita, non si sa per quanto, da un governo in carica solo per gli affari correnti.
«La pressione dei flussi migratori in conseguenza della perdurante situazione di crisi geopolitica che interessa i Paesi dell'Africa, dell'Europa medio orientale e dell'Asia, nonostante sia stato registrato un calo a partire dalla seconda metà dello scorso anno, continua a sottoporre il sistema nazionale di accoglienza a una significativa pressione, anche per il prolungamento dei tempi di permanenza nelle strutture di accoglienza», si legge nella relazione. L'insistenza dei flussi sull'Italia connessa con «l'assenza del necessario e cospicuo aumento delle risorse comporteranno continue richieste di integrazione fondi», mettendo in difficoltà la «tenuta del sistema organizzativo che necessita di integrazioni e razionalizzazione», è l'allarme (rosso) del titolare del Viminale nell'esecutivo di Gentiloni.
Centri pieni che ospitano fino a 100mila migranti. E posti insufficienti, dunque, per fare fronte all'eventuale inversione di tendenza che potrebbe registrarsi con l'arrivo della bella stagione. Già, perché il calo degli arrivi - 5.945 migranti da gennaio a oggi rispetto ai 15.852 dello stesso periodo 2017 - ha beneficiato, oltre che degli accordi siglati con la Libia per frenare le partenze, anche delle cattive condizioni meteorologiche. Non solo. Il numero di migranti accolti nel nostro Paese continua a essere elevato anche, evidenzia il ministro, per il fenomeno «di richiedenti asilo che si spostano nel nostro Paese per avere ulteriori possibilità di riconoscimento di una qualche forma di protezione».
Si tratta di stranieri che raggiungono illegalmente l'Italia solo dopo aver già presentato richiesta di asilo in altri Paesi europei e aver incassato un diniego: «In questo senso sono decisivi gli interventi volti a rappresentare gli interessi italiani nell'ambito della revisione normativa del Regolamento Dublino», scrive Minniti. Un obiettivo ancora più arduo, far sentire la voce italiana in Europa, senza un esecutivo politico forte in grado di battere i pugni sul tavolo della Commissione. Se è vero che Francia e Germania, per bocca di Merkel e Macron, hanno riconosciuto «le sfide migratorie a cui non abbiamo saputo rispondere», accelerando i meccanismi della relocation, la distribuzione di quote di rifugiati in Europa è ancora irrisoria rispetto ai migranti accolti nel nostro Paese: sono stati ricollocati finora 12 mila profughi.
Non solo.
A evidenziare la mancata solidarietà europea è un rapporto della Ong Intersos che segnala come centinaia di minori stranieri non accompagnati vengano respinti alle frontiere e riammessi in Italia da Austria, Francia, Svizzera, in violazione dello stesso accordo di Dublino sui minorenni e della Convenzione delle nazioni unite sui diritti del fanciullo: «Le autorità francesi, svizzere e austriache procedono sistematicamente alla riammissione in Italia dei minori da loro intercettati e, seppur con modalità che variano a seconda dei luoghi, vengono meno all'obbligo di protezione e alla conseguente presa in carico dei minori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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