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Milan, nessuna anomalia nell'affare. E la Procura ribadisce: è tutto ok

Il rapporto della Finanza non è sfociato in un'inchiesta perché gli accertamenti hanno dimostrato che era tutto regolare

Milan, nessuna anomalia nell'affare. E la Procura ribadisce: è tutto ok

Milano - Vanno delineandosi con maggiore precisione i contorni del «caso Milan», ovvero la presunta indagine in corso sulla cessione del club rossonero alla cordata cinese guidata da Li Yonghong: indagine annunciata sabato da due quotidiani (Stampa e Secolo XIX) e immediatamente smentita dal capo della Procura milanese, Francesco Greco.

Ieri un lancio dell'agenza Agi conferma quanto scritto nei giorni scorsi dal Giornale e dal Fatto: alla Procura è effettivamente pervenuto un rapporto del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, incentrato sui movimenti finanziari che hanno portato la Rossoneri Sport Investment Co. di mister Li ad acquisire da Fininvest la quasi totalità del pacchetto di controllo del Milan. Le Fiamme gialle riportano le conclusioni cui era pervenuta la Unità informazioni finanziarie della Banca d'Italia, l'organismo di analisi e vigilanza che ha il controllo sulle operazioni internazionali, e che aveva scavato, in relazione al caso Milan, su alcune «segnalazioni di operazioni sospette». La Banca d'Italia, con cui il procuratore Greco collabora strettamente da sempre, ha all'interno della Procura milanese un suo terminale investigativo, ma è prassi costante che le conclusioni degli accertamenti Uif vengano girate alla Finanza e sia questa a consegnarli direttamente in Procura.

Una attività di segnalazione dunque esiste, pacificamente: e del resto Greco, nella sua improvvisata conferenza stampa di sabato mattina, non l'aveva negata. Ma le conclusioni di questa attività, stando a quanto risulta al Giornale, non confermano i dubbi avanzati da più parti sulla trasparenza dell'operazione Milan. Le cosiddette «segnalazioni di operazioni sospette» scattano praticamente in automatico, ogni volta che la provenienza o l'importo dei flussi finanziari appaiano anomale: e oggettivamente lo schema utilizzato da Li Yonghong per fare approdare i soldi in Italia, triangolandoli tra le Isole Vergini e Hong Kong, poteva dare adito a qualche dubbio: fugato però, a quanto si può capirne, dagli accertamenti. A dirlo sono due passaggi della conferenza stampa di Greco: quello in cui afferma che «non c'è stata nessuna denuncia», mentre in presenza di reati la Gdf avrebbe dovuto denunciarli; e quello in cui racconta che Niccolò Ghedini, legale di Fininvest, aveva ipotizzato di presentare lui stesso un esposto contro i cinesi, e che «poi hanno deciso di non farlo dopo avere ricevuto il via libera dalle banche», ovvero da Intesa e Rotschild, obbligate anch'esse a vigilare sulla regolarità dei flussi. E poi, sempre dalla conferenza stampa di Greco: «Loro (Ghedini e Fininvest, ndr) si rimettevano alle valutazioni degli organi istituzionali sulla regolarità della procedura, e ci fu un parere dell'autorità di controllo che diede il via libera». Sarebbe stato proprio il placet dell'Uif a tranquillizzare la Fininvest sulla serietà e la praticabilità dell'operazione.

Insomma: non c'è una inchiesta vera e propria, non c'è un procedimento penale aperto, ma esiste un informale cono di attenzione degli inquirenti sull'operazione Milan, basato sulle attività di Bankitalia e Guardia di finanza.

È accaduto più volte in passato che la Procura milanese partisse con verifiche informali simili a questa, e poi passasse all'attacco ben più pesantemente. Ma la nettezza della smentita di Greco, e la serenità ostentata dai legali del gruppo di Silvio Berlusconi fanno ipotizzare che stavolta tutto potrebbe concludersi senza né morti né feriti.

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