La Costiera Amalfitana per presentare un libro del capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi, poi Salerno per un aperitivo con la candidata anti-De Luca Elisabetta Barone, toccata e fuga a Napoli dove Giuseppe Conte e il governatore campano sostengono Gaetano Manfredi, infine la ripartenza per Roma. Dopo la lettera sul Nord, Conte scappa al Sud. Mentre impazza il caos sulla candidatura del M5s a Milano. Ma andiamo con ordine. Come nel gioco del gatto col topo, Vincenzo De Luca - il presidente famoso per le sue sparate contro i grillini - provoca l'ex premier per vedere l'effetto che fa. Così il Masaniello salernitano mercoledì tira fuori dal cilindro l'idea del partitone giallorosso. Proprio lui, che ha sempre preso in giro i pentastellati. L'intemerata costringe Conte a rispondere. «Mi sembra una fuga in avanti», dice l'avvocato. Ribadisce il concetto a Salerno, feudo di De Luca, dove il M5s appoggia la civica Barone, avversaria del deluchiano Enzo Napoli. «Il partito unico non è nell'ordine delle cose attuali - dice il leader grillino in mattinata - ma dobbiamo vivere questo con grande serenità». Quindi spiega di nuovo che «a Napoli abbiamo fatto un patto che ci vede raccolti dietro un unico progetto, a Salerno non c'erano le condizioni». Proprio la suggestione del partito unico con il Pd sta agitando le acque del Movimento nelle ultime ore. Come accade di solito da quelle parti, il termometro oscilla tra complottismi e intuizioni anticipatrici. Ecco una fonte stellata di primo piano al Giornale: «De Luca ha provato a farlo scoprire, perché in tanti sanno che la vera tentazione di Conte è il partito unico». Con un unico orizzonte: il ritorno a Palazzo Chigi. Nei Cinque Stelle infatti temono di essere sacrificati sull'altare dell'obiettivo della candidatura a premier di Conte. E una formazione unica, oppure una coalizione formata prima, faciliterebbe le cose al giurista di Volturara Appula. Ed è tornata la preoccupazione dei governisti sulle manovre contiane per tentare di tornare alle urne già nel 2022, dopo l'elezione del successore di Sergio Mattarella.
Discorsi che si intrecciano con la corsa per le amministrative del 3 e 4 ottobre. Conte cerca di tenersi defilato e dove può (come nella sua Puglia) incoraggia la formazione di liste civiche senza simbolo del M5s. Rimanendo in Campania, il neo leader ha avallato la desistenza nella Benevento di Clemente Mastella, come anticipato dal Giornale il 10 agosto. Stessa scelta nell'altro capoluogo al voto: Caserta. Senza dimenticare l'irritazione dello zoccolo duro dei parlamentari del Sud per le recenti attenzioni contiane riservate al Settentrione. La classe dirigente meridionale teme di essere falcidiata dal nuovo corso contiano e dall'apertura alle personalità della società civile. «Nessuno si permetta di dire che il M5s voglia trascurare il Sud, questo non è nell'ordine delle cose - spiega Conte - Ma non è incompatibile con questa costante attenzione al sud anche una maggiore attenzione, un maggior dialogo con i ceti produttivi del Nord». Intanto a Milano è psicodramma.
Gli attivisti vogliono che sia candidata Elena Sironi e si parla anche di Layla Pavone, manager nel Cda della società editrice del Fatto Quotidiano. In campo l'ipotesi del ticket tra le due, ma non è esclusa una rinuncia del M5s alla corsa. Un assist per la riconferma di Beppe Sala, nonostante il sindaco abbia sbarrato ai grillini le porte dell'alleanza.
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