Milano e le frenate in metrò. La procura apre un'inchiesta

Convoglio sotto sequestro dopo la serie di incidenti che ha causato paura e feriti. Atm: "Faremo chiarezza"

Milano e le frenate in metrò. La procura apre un'inchiesta

Milano - «La prima telefonata che ho ricevuto subito dopo l'incidente è stata quella del sindaco». Arrigo Giana, direttore generale di Atm (Azienda trasporti milanesi), comincia così la conferenza stampa convocata di domenica mattina. E dà la misura di come il caso delle «frenate fantasma» della metropolitana rischino di diventare una spina nel fianco di Beppe Sala. Anche e soprattutto politica. Si parla delle brusche frenate dei treni che negli ultimi mesi si sono ripetute e hanno causato decine di feriti. Circa 50 episodi in meno di un anno e mezzo. Dopo l'ultimo, quello di sabato pomeriggio con nove passeggeri finiti in ospedale per fortuna non gravi, la Procura di Milano ha sequestrato il convoglio e aperto un'inchiesta.

Ieri, appunto, sono arrivate le spiegazioni ormai non più rimandabili del dg. Non prima di aver chiesto scusa alle persone coinvolte, cui Atm ha assicurato che sarà fatto tutto il possibile per «minimizzare i loro disagi». Così Giana: «È doveroso fare chiarezza, nei dettagli e senza ambiguità». Il numero uno dell'azienda ha ribadito: «Il nostro sistema di trasporti è completamente sicuro. Lavoriamo su rigidissimi standard internazionali. Il meccanismo individua un rischio e poi interviene di conseguenza. La reazione è sempre stata quella corretta». Le cosiddette «frenate di sicurezza» sono una di queste contromisure. Scattano in automatico ogni volta che un treno supera, anche di pochissimi chilometri orari, la velocità consentita in un determinato tratto. Oppure, ad esempio, se viene segnalato un pericolo o un ostacolo. Poi però il dg ha ammesso che un problema c'è e l'ha indicato: «Il nodo è l'intensità della frenata d'emergenza, che è sempre brusca e mette a rischio i passeggeri. E su questo stiamo lavorando da tempo con il produttore Alstom. L'obiettivo è di rendere più morbide le frenate là dove il blocco repentino non è necessario. Si tratta di una questione che non intendiamo sottovalutare».

C'è però un secondo fronte, che Giana ha dovuto prendere in considerazione proprio in virtù di quello che è successo sabato. Il sistema ha rilevato un «rischio potenziale», come fosse un ostacolo, nel tratto di avvicinamento alla stazione di Cadorna. Da qui, in automatico e «correttamente», prima una decelerazione e poi la frenata. Peccato che il rischio rilevato fosse inesistente: l'informazione che ha innescato il blocco era sbagliata (è stato escluso l'errore umano). Non solo. Nei casi simili recenti i «falsi allarmi» come questo sono stati sette su dieci, solo in tre episodi su dieci il pericolo era reale. «Il sistema - continua il dirigente - reagisce a segnali complessi. Sabato si è verificata un'anomalia. Dobbiamo di certo perfezionare il meccanismo di rilevazione.

D'altra parte un sistema di tale complessità con zero anomalie non esiste». Il trend delle frenate anomale, spiega Atm, è in diminuzione nell'ultimo anno e mezzo circa. Sembrano aumentati però gli episodi con feriti. «L'inchiesta della Procura? Siamo a totale disposizione», conclude Giana.

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