Cronaca locale

Milano, mazzette in Comune. E spuntano 32 lingotti d'oro

Non solo Porsche, barche e donne: a casa dei funzionari del Comune arrestati per corruzione trovato anche un tesoro da due milioni di euro

Milano, mazzette in Comune. E spuntano 32 lingotti d'oro

Perché accontentarsi del dignitoso, normale stipendio di dipendente comunale? Si può diventare ricchi, molto più ricchi, avere la barca ormeggiata e la Porsche Cayenne, frequentare un certo tipo di locali, comprare casa e pure molte donne, se allo stesso tempo si è soci occulti di un'impresa che in quello stesso Comune concorre alle gare d'appalto. E magari, con qualche regalo elargito a chi di dovere, le vince anche.

Apparentemente la «Professione edilizia srl» era una delle tante partecipanti ai bandi: in realtà era spesso quella favorita, grazie alla rete di tangenti messa in piedi, dall'interno, da Luigi Mario Grillone, Giuseppe Amoroso e Angelo Russo: il primo ex dirigente del Comune di Milano, gli altri due dipendenti fino a due giorni fa, quando sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza insieme a Marco Volpi, il quarto complice della cricca e l'unico che formalmente figurava come titolare della «Professione edilizia srl».

In tutto ci sono sette funzionari pubblici indagati, oltre a sette imprenditori e a due avvocati, nell'inchiesta sugli appalti per la manutenzione degli alloggi di edilizia popolare e delle scuole. Associazione per delinquere, corruzione, truffa, lungo un arco di tempo che parte dal 2012 e copre il mandato di tre sindaci milanesi: Albertini, Moratti e Pisapia. Una piccola cupola dentro Palazzo Marino che con questo sistema è riuscita a tirare su un tesoro: nelle perquisizioni di ieri tra le case e le cassette di sicurezza bancarie dei quattro arrestati le Fiamme Gialle hanno scovato 32 lingotti d'oro da un chilo: valgono 32mila euro ciascuno, oltre un milione di euro in tutto. E poi 520mila euro in contanti, 19 orologi di lusso e più di 120 tra gioielli e altri oggetti in oro. Che facessero una vita da nababbi, con «un tenore di vita più elevato delle loro condizioni reddituali» lo aveva scritto il gip Ferraro nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti. Il sistema organizzato dai quattro era fatto di incontri in ristoranti e iPad regalati ad altri quattro funzionari del Comune (ora indagati) che occupano ruoli strategici per le gare pubbliche in cambio di dritte su come aggiustare le proprie offerte per avere un esito favorevole. Ma anche di accordi con altre imprese apparentemente concorrenti per fare cartello e spartirsi il piatto degli appalti comunali. Grillone, quando era ancora dirigente del settore edilizia residenziale pubblica e poi di quello dell'edilizia scolastica, aveva imposto una serie di condizioni a un altro imprenditore, Domenico Squillacioti, che vantava crediti ancora non saldati dal Comune: in cambio dell'aiuto a sbloccare quei soldi, era riuscito a far avere anche uno stipendio mensile di 5mila euro alla madre, e uno per la stessa cifra al fratello. L'inchiesta è partita da qui, dalla denuncia di Squillacioti nei confronti di Grillone. Uno che, al telefono con un'amica, spiegava tranquillamente: «Sono socio con scritture private e chiuso, capito? Perché se io poi faccio il dirigente pubblico non lo posso fare... Però non voglio avere paletti che non posso farlo perché sono un dirigente pubblico, cioè tutti hanno le società, il 90 per cento hanno tutti il doppio lavoro». Un lavoro utile, quello in Comune, soprattutto per quello che fruttava fuori: perché sul posto di lavoro non è che vi trascorressero poi molto.

«Io sono in una situazione che faccio quello che cazzo mi pare e piace! Posso pure timbrare la mattina e torno la sera, e nessuno mi dice niente! Non mi rompe le palle nessuno, comando io e basta!», dice infatti Giuseppe Amoroso in un'altra telefonata.

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