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Un milione di dollari per i disegni del pugile Ali

«Danzare come una farfalla e pungere come un'ape». Con il suo motto di vita Muhammad Ali aveva intitolato un suo disegno

Un milione di dollari per i disegni del pugile Ali

«Danzare come una farfalla e pungere come un'ape». Con il suo motto di vita Muhammad Ali aveva intitolato un suo disegno. La casa d'aste Bonhams lo stimava 52 mila dollari, ma «sting like a bee», «pungi come un'ape», è stato venduto per l'esorbitante cifra di 425.000 dollari, dieci volte le stime pre-asta. Lo schizzo raffigura Ali con le braccia alzate, trionfante al di sopra di del suo avversario che si lamenta con l'arbitro per l'estrema velocità del rivale. Un altro lavoro del campione del mondo dei pesi massimi, una pittura su tela con la bandiera a stelle e strisce e la scritta «I love you America», con firma e data è stato aggiudicato per 129.557. A cinque anni dalla sua scomparsa, la leggenda di Muhammad Ali continua. La rara collezione di disegni sono stati battuti all'asta a New York per quasi 1 milione di dollari, tre volte le previsioni. Ventisei opere dedicate alla boxe, ma anche ai diritti civili, alla pace nel mondo, i soggetti che stavano più a cuore alla leggenda del pugilato.

Le opere provengono dalla collezione privata del collezionista e amico del pugile Rodney Hilton Brown. Muhammad Ali si è cimentato nel disegno nel corso di tutta la sua vita, ispirato forse dal padre pittore Cassius Clay Sr. Considerato il più grande pugile di tutti i tempi, Ali è sempre stato molto altro, tra le personalità più rilevanti e influenti del ventesimo secolo. Nato Cassius Marcellus Clay Jr., cambiò il suo nome in Muhammed Ali nel 1964, dopo essersi convertito all'Islam. Divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti, anche per aver sfidato il governo americano, opponendosi all'arruolamento nell'esercito per la Guerra in Vietnam. È morto nel 2016 dopo una battaglia di 32 anni con il morbo di Parkinson. Una malattia che aveva voluto smascherare davanti a tutti presentandosi nel 1996 ai Giochi di Atlanta. Nell'accendere la torcia olimpica con quell'evidente tremore alle mani riuscì a commuovere il mondo. «I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione».

Che è quello che questi dipinti vogliono testimoniare.

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