Cronache

Un milione di specie a rischio: "Ma siamo in tempo per agire"

Possibile estinzione a breve termine per molti animali e vegetali. Gli esperti: «Basta sfruttamento del pianeta»

Un milione di specie a rischio: "Ma siamo in tempo per agire"

E ora aspettiamoci un'altra Greta, magari col peluche in mano. La notizia viene da Parigi dove 130 stati membri dell'Onu si sono riuniti per parlare di specie animali e vegetali a rischio. Sembra che la Terra sia all'inizio della sesta estinzione di massa della sua storia. C'è un piccolo particolare però: si tratta della prima attribuita all'uomo e alle sue attività. Tradotto in cifre significa che in tempi relativamente brevi un milione di animali e vegetali scompariranno dalla Terra e dagli Oceani, l'equivalente di un ottavo di tutte le specie che popolano il pianeta.

È un dato shock quello annunciato dalla Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes). Secondo gli esperti l'unica speranza per evitare il peggio è quella di porre fine allo sfruttamento intensivo degli ecosistemi per le attività umane. Il testo dei delegati, diffuso ieri, è frutto di tre anni di censimenti, analisi di dati da parte di diverse centinaia di esperti. In Europa le specie più colpite sono l'allodola - meno 50% negli ultimi 40 anni - la piccola farfalla blu - in calo del 38% dagli anni '70 - mentre un terzo delle api ed insetti è a rischio estinzione, senza dimenticare scoiattoli rossi, pipistrelli e ricci.

Negli ultimi secoli per mano dell'uomo sono già scomparse 680 specie di vertebrati. «Stiamo erodendo i pilastri stessi delle nostre economie, i nostri mezzi di sostentamento, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita del mondo intero» avverte il delegato inglese Watson, sottolineando nel contempo che «non è troppo tardi per agire». Le attività antropiche hanno già «alterato gravemente tre quarti delle superfici terrestri, il 40 per cento degli ecosistemi marini e la metà di quelli di acqua dolce», avverte il rapporto Onu. Oltre alla mano dell'uomo entrano in gioco, seppur in modo meno influente, i cambiamenti climatici. Gli esperti avvertono che la perdita di biodiversità avrà un impatto diretto su ciascuno di noi: dal cibo all'energia, dall'acqua potabile e fino all'assorbimento del CO2. Speriamo bene.

E veniamo al dunque. Insetti variopinti e specie vegetali non colpiranno certo l'immaginario collettivo come un panda o un capodoglio. Specie di un certo «peso» a rischio estinzioni ce ne sono. A cominciare dal tonno dalla pinna blu (tonno rosso), un bestione da 600 chili. Viveva in grandi quantità nei nostri mari e oceani. Oggi, a causa della globalizzazione del sushi il numero di tonni è sceso del 96% nel Pacifico. Poi c'è l'asino, la cui gelatina di pelle è usata nella medicina cinese per curare insonnia o infertilità. E, siccome la Cina non ha disponibilità tale da soddisfare la domanda, importa dall'Europa, dall'Africa e dal Sud America. Buone notizie invece per la balenottera comune. Dopo decenni è riuscita a superare i mille individui (10 anni fa erano 680. Un segnale di speranza arriva anche per la tigre, passata dai 3200 esemplari del 2010 ai 3900 attuali.

Il leone africano sembra specciato: in un secolo si è passati da 200mila a 19 mila esemplari di oggi.

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