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Mimmo Lucano "liberato": torna a Riace

Revocato il divieto di dimora dopo 11 mesi. L'abbraccio col padre malato

Mimmo Lucano "liberato": torna a Riace

L'ascesa al governo dei giallorosso, frutto non certo di volontà popolare, ma di un accordo che conferma, se mai fosse ancora necessario, che non interessa il parere dei cittadini, soltanto la spartizione delle poltrone, si apre con un'inversione di rotta: il ritorno in libertà di Mimmo Lucano. È una coincidenza, ma certamente singolare, visto il decantato ritorno al passato, da parte del nuovo governo, con l'accoglienza a tutti i costi.

Lucano è l'ex sindaco di Riace, fautore del cosiddetto «modello Riace», cioè con i migranti ospitati non solo in strutture ad hoc, ma anche in appartamenti del centro storico e case private, accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e indagato dalla procura di Locri nell'ambito dell'inchiesta Xenia per presunti illeciti sulla gestione dell'accoglienza dei migranti.

Il tribunale di Locri, in Calabria, in accoglimento della richiesta dei legali presentata lunedì scorso, ha deciso che dopo 14 giorni ai domiciliari e 11 mesi di divieto di dimora nella sua Riace o, per usare le sue parole, «in esilio» a Caulonia, non lontano da Riace, Lucano può far rientro nella sua città. Riabbraccerà il padre 94enne appena tornato a Riace dopo un ricovero all'ospedale di Catanzaro a causa della leucemia e i suoi migranti. «Sono contento, finalmente - ha detto Lucano - Mi sento come chi di nuovo rivede la luce e la libertà. La libertà non si rinchiude solo in un luogo fisico, ma dentro la dimensione dell'anima che più conta. Ora si accende una luce nuova». Forse folgorato da questa luce, dice di non provare rancore per nessuno, anche se ritiene di avere subito «un'ingiustizia».

Non perde occasione per parlare di politica, ovviamente, di accoglienza, lanciando una frecciata all'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Mi auguro che con il neo ministro prevalgano l'umanità e il rispetto della Costituzione italiana». E auspica che la fase vissuta dall'Italia con la linea di Salvini sui porti chiusi, che è bene ricordarlo è stata condivisa in più occasioni dai grillini, che con l'inciucio si mantengono ancora sugli scranni, non sia mai ripristinata. «Credo che quello vissuto in questo anno sia veramente triste. Basta ricordare quando, di volta in volta, le persone venivano segregate nelle navi giorno dopo giorno. Non c'è stata nessuna sensibilità. Ho pensato che ci fosse una deriva, che l'umanità si fosse smarrita, che prevalesse l'odio, l'ingiustizia, la cattiveria al di là di tutto. Rimarrà questo ricordo, il mio auspicio è che non accada più».

Poco conta per Lucano, insomma, che siano i sindaci a ritenere inapplicabile il suo «modello Riace». Lo stesso nuovo sindaco della cittadina, Antonio Trifoli, ha detto dopo il suo insediamento: «Non possiamo permetterci che in un centro dove risiedono 1500 persone, 500 o 600 siano richiedenti asilo. Il numero deve essere limitato, soprattutto nel borgo antico, anche nel rispetto degli stessi immigrati che devono integrarsi e che altrimenti non lo farebbero».

Ma per Lucano evidentemente chi non la pensa come lui è una persona cattiva e senza umanità.

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