New York Donald Trump apre un altro fronte della guerra commerciale: questa volta nel mirino del presidente americano finisce la Francia, ma la scure delle tariffe rischia di travolgere anche l'Italia. Il tycoon ha lanciato la sua ultima offensiva ancora prima di sbarcare a Londra per partecipare al summit della Nato, affermando che se Parigi va avanti con la digital tax che colpisce i big del web a stelle e strisce - come Google, Facebook e Amazon - verrà colpita a partire da gennaio con dazi fino al 100% su beni per un valore di 2,4 miliardi di dollari. E la mossa potrebbe riguardare anche altri paesi europei, come ha spiegato il rappresentante Usa per il commercio Robert Lighthizer, che ha citato l'Italia, la Turchia e l'Austria.
La rappresaglia potrebbe rendere ancora più rovente il clima al vertice britannico in cui si celebrano i 70 anni dell'Alleanza Atlantica, già teso per le divisioni sui finanziamenti alla Nato e le pressioni di Washington perché gli alleati si allontanino da Huawei per lo sviluppo della tecnologia 5G. Incontrando il presidente francese Emmanuel Macron a margine del summit, Trump si è detto convinto di «poter risolvere le nostre dispute commerciali minori con la Francia». Pur precisando che «le relazioni commerciali con l'Ue sono ingiuste, inique, e continuano a penalizzare gli Stati Uniti».
«La digital tax francese non prende di mira specificatamente le aziende americane», ha replicato Macron, mentre in precedenza il suo ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, ha definito «inaccettabili» le minacce di The Donald, avvertendolo che l'Ue potrebbe rispondere con forza. La digital tax prevede un'aliquota del 3% sulle entrate che le società tecnologiche americane incassano in Francia, e Trump la reputa discriminatoria nei confronti delle società statunitensi. L'inquilino della Casa Bianca e il titolare dell'Eliseo avevano già discusso la questione ad agosto, quando hanno concordato una tregua di 90 giorni mentre cercavano di raggiungere un accordo a lungo termine sull'eventuale tassazione delle società tecnologiche. Il termine, tuttavia, è scaduto la scorsa settimana senza un accordo.
La porta per un negoziato e per trovare una soluzione in sede Ocse è ancora aperta, ma i tempi sono stretti visto che una decisione definitiva è attesa entro il 14 gennaio. Se entro quella data non si troverà un'intesa, dovrebbero scattare contro Parigi i nuovi pesantissimi dazi su champagne, pelletteria, cosmetici e altri beni di lusso. Ma anche su quei vini e formaggi già colpiti il mese scorso dalle tariffe al 25%. Mentre le società high tech pagheranno centinaia di milioni di dollari in più di tasse, i consumatori Usa sborseranno il doppio per comprare prodotti come lo champagne Dom Perignon, le pentole Le Creuset e il formaggio Roquefort. Per quanto riguarda Roma, invece, sono stati colpiti dai dazi del 25%, in risposta al verdetto del Wto sugli aiuti europei ad Airbus, alcuni prodotti di eccellenza del made in Italy, come il parmigiano e la mozzarella. Una situazione che l'Italia vive come un'ingiustizia e che ha creato qualche tensione pure durante la recente visita alla Casa Bianca del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
E ora, se decidesse di seguire la strada di Parigi, rischia di finire nel mirino della nuova scure di sanzioni. Il premier Giuseppe Conte, come lui stesso ha confermato, parlerà della spinosa questione con Trump oggi, nel corso di un bilaterale a margine del summit.
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