«In occasione del Giubileo andrà considerata l'incognita "lupi solitari". Oggi non esistono segnali di pericolo reali. Quell'incognita rende, però molto labile il confine tra una situazione di normale prevenzione e una di concreto allarme». Uno dei massimi responsabili della sicurezza nazionale spiega così al Giornale la complessità dell'incubo Giubileo, i 338 giorni di massima allerta che - dall'8 dicembre prossimo al 20 novembre 2016 - trasformeranno Roma in una metropoli ad alto rischio. Che Roma sia potenzialmente nel mirino dello Stato Islamico non è una novità. L'arrivo del Califfato sulle coste libiche ha trasformato la capitale dell'ex nazione colonizzatrice in un obiettivo ad elevata valenza propagandistica. Una valenza moltiplicata esponenzialmente dal fatto di rappresentare anche la sede del Vaticano, un'entità da colpire per garantire all'Islam estremista la piena egemonia religiosa.
«Indubbiamente è oggetto di particolare attenzione ciò che in qualche modo è direttamente collegato con i luoghi di fede, con i luoghi dove si professa la nostra religione, dove si affermano i nostri valori», spiegava recentemente l'ambasciatore Giampiero Massolo, direttore del Dis (Dipartimento informazioni per la sicurezza). E in effetti subito dopo l'arrivo in Libia i sostenitori dello Stato Islamico hanno diffuso in rete disegni e fotomontaggi in cui si vedono le bandiere dell'organizzazione sventolare su Vaticano o Colosseo. Messaggi capaci di suggestionare ed attivare eventuali aspiranti «lupi solitari». «Abbiamo a che fare con una galassia terroristica dispersa – spiegava Massolo - talvolta fatta di singoli esaltati, di singoli radicalizzati o di semplici imitatori. Da questo punto di vista è la prevenzione che serve, perché se il malintenzionato arriva al metal-detector è già troppo tardi». Qui, però inizia il problema. L'individuazione di un «lupo solitario» è già complessa in una situazione di normalità. Diventa un rebus se i sospetti si muovono dentro una metropoli caotica e sovraffollata come Roma. Una metropoli dove dall'8 dicembre confluiranno quotidianamente dai 50mila ai 100mila pellegrini che si aggiungeranno a decine di migliaia di «normali» turisti e ad una popolazione di 3 milioni di persone. L'individuazione sarà ancor più problematica se ad attivarsi saranno le «marionette senza fili», ovvero la versione più recente del «lupo solitario». Una versione figlia dell'evoluzione propagandistica introdotta da uno Stato Islamico che - a differenza della vecchia Al Qaida - non gestisce né elenchi di potenziali adepti, né liste di obbiettivi, né capi-cellula locali. Al posto della vecchia ragnatela qaidista opera una meta-struttura subliminale generata dal flusso di messaggi e filmati distribuiti su twitter, Facebook e rete. In quella meta-struttura s'inseriscono gli inviti a colpire.
Come quello del portavoce del Califfato Abu Mohammed Adnani che a giugno, durante il secondo venerdì di Ramadan, attiva contemporaneamente l'autore della strage sulla spiaggia di Soussa in Tunisia, un kamikaze che si fa esplodere in una moschea sciita in Kuwait e Yassin Salhi, responsabile del fallito attentato con decapitazione all'interno di una centrale del gas francese. In Italia gli emuli non mancano. Il 23 luglio a Brescia vengono fermati il tunisino Lassaad Briki e il pakistano Muhammad Waqas, due apprendisti terroristi decisi a colpire l'aeroporto militare di Ghedi. Anche loro come altre «marionette senza fili», individuate in Italia ed altrove, non avevano legami materiali con lo Stato Islamico. Ispirati e suggestionati dai messaggi diffusi dal web si sono mossi spontaneamente scegliendo in assoluta autonomia i propri obbiettivi. Per questo individuarli rappresenta un vero incubo.
Un incubo destinato a perseguitare quanti, durante le 338 interminabili giornate del Giubileo, dovranno impedire alle marionette del terrore di varcare la sottile linea rossa che separa un semplice metal detector dalla tragedia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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