La tesi è quella del Pd: in sintesi, la manovra è quella che è - sindacati e imprese la considerano deludente, poco incisiva e ad alto rischio tasse - la colpa è solo di Matteo Salvini. Non di tutto il governo Conte uno, compreso il M5s, ma solo della Lega Nord. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, segnata da una valutazione politica, quella che il leader della lega se ne sia andato dal governo per evitare la manovra. Poi da una notizia, cioè l'ammissione che dai conti del Def aggiornato, il documento che prepara la legge di Bilancio, c'è un buco pari alla metà della cifra necessaria ad evitare l'aumento dell'Iva. «Le risorse per finanziare la completa sterilizzazione delle clausole e le misure previste dalla manovra, al netto della flessibilità e altri fattori - ha riconosciuto - sono in effetti circa 14 miliardi».
Le ipotesi di aumenti parziali dell'Iva, insomma, non erano legate al finanziamento del taglio al cuneo fiscale, né al green new deal, ma alla oggettiva difficoltà di coprire il rinvio degli aumenti delle due aliquote dell'imposta su beni e servizi. Gualtieri si è detto «fiducioso che con il contributo di tutti si arriverà a una soluzione equilibrata e condivisa».
Tradotto, ministri e maggioranza non si allarghino con le richieste e si preparino a rinunciare a qualcosa. Perché quei 14 miliardi non possono diventare deficit.
Ci sarà un «impegno straordinario sul recupero del gettito da evasione». I sette miliardi di recupero dell'evasione sono fatti di singole misure «prezzate». In sostanza il governo si darà degli obiettivi che in qualche modo andranno raggiunti. Gualtieri non chiarisce se a garanzia di questi risultati saranno inserite ulteriori clausole.
Il giudizio politico consiste nel sostenere che il governo Conte due ha «ripreso l'Italia per i capelli» rispetto al Conte uno. «D'altronde - ha aggiunto il ministro - la sfida di questa manovra era così ardua che Salvini ha aperto la crisi perché sapeva di non essere in grado di affrontarla».
Il vantaggio del governo in carica è una maggiore credibilità rispetto al precedente. Ma la riserva di fiducia dell'esecutivo in carica non è infinita. Gualtieri è sicuramente un garante dei vincoli europei, ma in Europa il partito dei contrari a concedere flessibilità extra all'Italia è maggioritario, come dimostrano le rassicurazioni date ieri dal commissario in pectore agli affari economici Paolo Gentiloni, costretto ad assicurare al Parlamento europeo che non riserverà a Roma un trattamento di favore.
Per questo l'ipotesi di aumenti selettivi dell'Iva non sono ancora da escludere. Ieri il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia è tornato a parlare di una rimodulazione dell'imposta. In teoria un passaggio di merci da un'aliquota ad un'altra. In pratica, vista la necessità di fare quadrare i conti anche con un 2,2% di deficit, facile che al ministero dell'Economia venga la tentazione di ricavare qualcosa anche dall'Iva.
Magari, commentavano ieri tecnici governativi, per 10 miliardi, cioè la
cifra aggiunta alle vecchie clausole di salvaguardia dal precedente esecutivo. Cifra che l'attuale governo, e in particolare il ministro dell'Economia, può mettere sul conto di Salvini, l'ex alleato dei suoi attuali alleati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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