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Minniti: "Così non va" Aria di rottura con Renzi

L'ex ministro medita il ritiro dalle primarie Pd Matteo rischia di restare senza un candidato

Minniti: "Così non va" Aria di rottura con Renzi

A una settimana dal deposito ufficiale delle candidature, nel Pd torna tutto in alto mare. E i renziani rischiano di restare senza un candidato segretario.

L'allarme è scattato ieri, quando dal quartier generale di Marco Minniti è partito un minaccioso tam tam: l'ex ministro dell'Interno potrebbe ritirarsi dalla corsa. Chi ci ha parlato in queste ore lo descrive preoccupato e anche profondamente irritato. In particolare con Matteo Renzi, con il quale ha avuto nei giorni scorsi un burrascoso colloquio. L'ex premier non gli ha concesso alcun endorsement ufficiale (l'unica, stitica citazione per Minniti, giorni fa, è stata la constatazione che «sarebbe un ottimo candidato premier contro Salvini»), ma questo è il meno. Il problema è che, in piena campagna congressuale, Renzi fa circolare giudizi un filo demotivanti sul Pd, strumento ormai «superato» e «inadeguato» a dare risposte; nonché voci sempre più insistenti sulla necessità di creare un «nuovo contenitore» più adeguato ai tempi, per andare «oltre il Pd». Non proprio un incoraggiamento per chi si candida, dopo numerose insistenze renziane, alla segreteria di un partito definito alla stregua di un vecchio rottame. L'ex titolare del Viminale ne ha chiesto conto al suo ex premier, invitandolo a fare chiarezza sulle sue intenzioni, senza ottenere risposte definitive.

Ma quel che è più grave, spiegano i supporter di Minniti, è che l'atteggiamento di Renzi ha conseguenze inevitabili all'interno del partito: sul territorio, le numerose truppe renziane sono sbandate, non sanno cosa fare e non sono state mai compattate attorno alla candidatura Minniti. Il rifiuto dell'ex ministro di promuovere ticket con un renziano doc, come Teresa Bellanova, ha aumentato la freddezza. Ragion per cui, quando manca solo una settimana alla presentazione, la raccolta di firme degli iscritti per sponsorizzarla è semi-bloccata: ne servono 1.500 in almeno 5 regioni, ma il lavoro va a rilento. «Marco era convinto che, una volta sceso in campo, la macchina del partito si sarebbe messa in moto. Invece si è candidato e ha scoperto che il partito non c'è», confidava giorni fa Nicola Latorre, braccio destro dell'aspirante segretario.

«Così non ci sono le condizioni per andare avanti», è sbottato ieri Minniti. In casa renziana è partito l'allarme rosso: se si ritirasse, non ci sarebbe più il tempo per trovare un altro candidato e Nicola Zingaretti potrebbe facilmente avere partita vinta: finora, i sondaggi lo danno in testa, con Minniti a qualche incollatura e poi Maurizio Martina, che però gli sta rosicchiando consensi. I pontieri si sono freneticamente messi in moto per provare a calmare la fredda ira minnitiana e a convincerlo che i renziani sono pronti a lavorare ventre a terra per lui. L'ex ministro però si è preso una pausa di riflessione, cancellando gli impegni pubblici. «Stiamo cercando di ricomporre la situazione», confidavano ieri sera i big renziani, riuniti per fronteggiare l'emergenza. «Siamo al lavoro sul congresso, non mi risulta proprio che Minniti si ritiri», prova a rassicurare Lorenzo Guerini.

Ma a un parlamentare che lo interroga confida: «Parlo per me, non posso parlare per lui».

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