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La minoranza del Pd boccia l'asse Renzi-Cav: "No ai capilista bloccati"

La fronda del Pd si schiera contro uno dei punti salienti della riforma elettorale

La minoranza del Pd boccia l'asse Renzi-Cav: "No ai capilista bloccati"

La minoranza Pd non voleva che ci fosse un voto in direzione questa sera, perché la direzione "non può essere utilizzata come organo di ratifica del patto del Nazareno". Era questa la posizione emersa nell’incontro della fronda interna. La direzione andava semmai fatta, viene sottolineato, prima dell’incontro Renzi-Cav. Entrando nello specifico dell'accordo tra il segretario del Pd e Berlusconi, la minoranza del Pd non condivide i 100 capilista bloccati: "La minoranza Pd ribadisce netta contrarietà al modello elettorale proposto per quanto riguarda l’aspetto dei cento capilista bloccati. Non si può sottrarre ai cittadini la scelta dei parlamentari che la Consulta gli ha restituito". Lo dice Alfredo D’Attorre, al termine della riunione alla Camera.

La linea su cui la minoranza non sente ragioni è questa: no a una pura ratifica di accordi già presi, no a un voto della direzione in questo senso e, nel merito, no ai 100 collegi di nominati. Il Pd, spiega un partecipante alla riunione della minoranza, darà un mandato al segretario Renzi per trattare sulla legge elettorale, ma non ratificherà accordi già presi altrove e quindi non si dovrà votare la relazione. Quanto al merito, resta la contrarietà al numero di 100 collegi di liste bloccate. E sul jobs act, si spiega, prima si deve discutere in commissione.

Alla fine la direzione non vota, quindi l'unità del partito è salva. la rottura c'è ma non si vede.

Acque sempre più agitate in seno al Pd. La spaccatura è stata simboleggiata da un annuncio: "Questa sera non parteciperemo alla direzione nazionale". A comunicarlo, con una nota, è il gruppo che fa riferimento a Giuseppe (Pippo) Civati. "I nostri delegati, circa una ventina, saranno quasi tutti assenti, giustificati dallo scarso preavviso della convocazione. Più volte abbiamo contestato questo metodo, facendo notare come una convocazione improvvisa renda impossibile la partecipazione a chi non si trova già a Roma e non fa il parlamentare. Come al solito, inoltre, non ci è pervenuto alcun testo da valutare per preparare la riunione, è tutto nella testa di Renzi al quale facciamo tanti auguri per gli incontri, sicuramente molto più approfonditi, che dedica a Berlusconi e Verdini", spiega Paolo Cosseddu, braccio destro di Civati e membro della direzione nazionale Pd.

"In nostra rappresentanza - continua Cosseddu - faranno presenza, senza partecipare al voto della direzione, Rita Castellani per consegnare un dossier sulla situazione delle acciaierie di Terni, e Maria Carla Rocca in qualità di sindaco preoccupato dall’effetto delle riforme sulle amministrazioni locali. Civati stesso, annullando un incontro fissato a Bruxelles, sarà presente per ascoltare il segretario, in segno di rispetto, nemmeno lui però parteciperà al voto".

"In merito alle polemiche sulla convocazione della Direzione di questa sera - dice il presidente Pd Matteo Orfini - sono obbligato a ricordare che la direzione è, per l’appunto, l’organo di direzione politica del nostro partito e in quanto tale può essere convocato d’urgenza in caso ciò sia reso indispensabile dall’agenda politica".

La minoranza del Pd si è riunita prima della direzione del partito. Tra i primi ad arrivare, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, il ministro Maurizio Martina e Nico Stumpo. Al centro dell’incontro la definizione di una posizione unitaria da assumere in direzione sui temi principali sul tavolo, dalla legge elettorale al Jobs act.

"Faccio una proposta a Renzi - dice Civati arrivando alla sede del Partito democratico in via del Nazareno -. La prossima volta ci porti Silvio Berlusconi e Denis Verdini in direzione Pd così siamo pari. Mi domando che spazi ci possono essere ancora nel Pd se tanto le decisioni sono già prese altrove. Renzi tanto può contare su una maggioranza monolitica che lo sostiene".

Civati ha però negato che sia sempre più vicina la sua uscita dal Pd.

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