Missione Usa in NordCorea: tre prigionieri tornano a casa

Due professori e un missionario accusati di attività sovversive. Trump esulta: «Sarò in aeroporto a riceverli»

Missione Usa in NordCorea: tre prigionieri tornano a casa

New York - Donald Trump risponde al fuoco incrociato di critiche per la decisione di ritirare gli Usa dall'accordo sul nucleare con l'Iran mettendo a segno un nuovo (doppio) successo sul dossier nordcoreano. Proprio durante il discorso alla nazione su Teheran, il presidente americano ha fatto sapere che il segretario di stato Mike Pompeo era diretto verso Pyongyang per preparare il faccia a faccia tra lui e il giovane leader. E a meno di 24 ore di distanza, il tycoon annuncia su Twitter che il falco neo titolare di Foggy Bottom ha ottenuto la liberazione di tre cittadini statunitensi detenuti nelle carceri del regime di Kim Jong Un. Oltre ad aver finalizzato data e luogo dello storico bilaterale.

«Sono lieto di informarvi che Pompeo sta rientrando dalla Corea del Nord con tre persone che tutti vogliono rivedere. Sembrano in buona salute», esulta The Donald su Twitter. «Il segretario di stato e i suoi tre ospiti atterreranno alla base aerea di Andrews alle due del mattino», le otto di questa mattina in Italia. «Sarò lì a riceverli», chiosa. Poi aggiunge: «Buon incontro con Kim, data e luogo fissati». Facendo sapere che il luogo del summit verrà annunciato «nei prossimi giorni», e che non sarà nella zona demilitarizzata al confine tra Nord e Sud Corea. Mentre Pompeo precisa che il vertice potrebbe durare più di una giornata. «Nei piani sarà di un giorno, ma in caso ci fossero più cose da discutere, c'è la possibilità che venga esteso anche ad una seconda giornata», spiega il capo della diplomazia Usa, che a Pyongyang era già stato in segreto alla fine di marzo quando ancora la sua nomina non era stata confermata. E sui detenuti liberati, afferma: «Abbiamo i tre americani sull'aereo, è incredibilmente emozionante. Sembrano essere in buona salute».

I prigionieri sono Kim Dong Chul, Tony Kim e Kim Kak Song, cittadini coreani-americani finiti in carcere con l'accusa di spionaggio e «atti ostili» contro la Corea del Nord. Il primo lavorava all'Università di Scienza e Tecnologia di Pyongyang (Pust) che si autodefinisce l'unico ateneo gestito da privati nella capitale nordcoreana, ed era detenuto dal maggio 2017. Kim Sang Duk, noto anche come Tony Kim, è stato arrestato nell'aprile del 2017 dopo aver insegnato per alcune settimane al Pust. Mentre Kim Dong Chul è un uomo d'affari, in prigione dal 2015 per scontare dieci anni di lavori forzati.

Secondo fonti dell'amministrazione americana la loro liberazione era una delle condizioni imposte da Washington per l'incontro fra Trump e Kim. Per il presidente Usa si tratta di un doppio successo molto importante: in primis per quanto riguarda il bilaterale con il dittatore la cui organizzazione, eventualità considerata fantascienza soltanto sino a pochi mesi fa, procede invece a passi spediti. E poi per essere riuscito a riportare a casa i tre prigionieri dopo il caso inquietante di Otto Warmbier, lo studente universitario morto nel giugno 2017, pochi giorni dopo essere stato rimpatriato con gravi danni cerebrali. Otto era stato arrestato dalle autorità nordcoreane nel gennaio 2016 e condannato a 15 anni di prigione e lavori forzati per aver rubato un poster della propaganda.

Intanto nel summit tra Pechino, Tokyo e Seul (con il premier

giapponese Shinzo Abe, il collega cinese Li Keqiang e il presidente sudcoreano Moon Jae-in), i tre vicini del nord-est asiatico hanno concordato di lavorare insieme per convincere Pyongyang a rinunciare al suo arsenale nucleare.

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