Guerra in Ucraina

Il mistero degli oligarchi russi suicidi

Due manager del gas "impazziti" in 48 ore: hanno sterminato le famiglie prima di uccidersi

Il mistero degli oligarchi russi suicidi

«La grande epurazione è iniziata: funzionari e oligarchi legati al business del petrolio muoiono uno dopo l'altro in circostanze sospette». A stabilire un legame, anche se non meglio precisato, tra le stragi che hanno coinvolto le famiglie di due uomini d'affari russi, era ieri Tsn, il servizio giornalistico del canale tv ucraino 1+1, lo stesso che ha reso famoso il presidente Volodymyr Zelensky. Ma a parte i siti ucraini, a cui non par vero di pescare nel torbido, nessun organo di informazione internazionale si azzarda a fare delle ipotesi su quello che appare come un intricato giallo o come un'incredibile coincidenza: due manager russi, entrambi diventati ricchi grazie al business del gas, decidono di uccidere moglie e figlia e poi di suicidarsi. A poche ore e a 3.500 chilometri di distanza: uno a Mosca e l'altro a Lloret de Mar, nella spagnola Costa Brava.

Sul tappeto restano le voci più disparate: quella di un legame con gli affari «sporchi» di un settore in cui la corruzione è diffusa (come in ogni comparto dell'economia russa). O di un collegamento con la guerra in Ucraina, anche se nessuno degli interessati si era esposto pubblicamente sul tema, o era, tanto meno, diventato oggetto di sanzioni.

La prima strage familiare viene scoperta in un bel palazzo dell'Universitetsky Prospekt, a due passi dalla maggiore università di Mosca. Qui vengono trovati i corpi senza vita di Vladislav Avayev, vice presidente di Gazprombank, istituto di credito attraverso cui passano molti dei pagamenti per le forniture di gas del Paese, della moglie e della figlia di 13 anni. Alcuni giornali russi scrivono che la coppia era in crisi, che la donna era incinta di un figlio concepito non con il marito ma con l'autista, e che l'appartamento era chiuso dall'interno. A far buttare giù la porta è la figlia maggiore che da ore cercava invano di mettersi in contatto con la famiglia. L'ipotesi degli investigatori sarebbe quella di un omicidio-suicidio del marito mosso dal movente passionale.

La dinamica può apparire simile anche nell'altro caso. Qui il protagonista è Sergey Protosenya, ex vice-presidente di Novatek, maggior produttore russo di gas liquefatto. Protosenya vive da anni in Francia e ha una villa al mare, in Costa Brava. Moglie e figlia vengono trovate a letto, colpite da un'ascia e da un coltello. Il marito è invece impiccato a un albero del giardino. Anche qui a dare l'allarme è il figlio maggiore, rimasto in Francia. Protosenya, secondo quanto riferiscono i giornali catalani, non sembra avere problemi economici. È appassionato di auto e in garage vengono trovate molte vetture di pregio. Fino a novembre 2021 è azionista di una banca, Forbank, a cui è stata ritirata la licenza per uno scandalo che ha coinvolto un colonnello del Fsb condannato a 7 anni di galera. Da Cipro arriva la notizia che una delle holding a cui fa capo il suo patrimonio (circa 400 milioni) è registrata sull'isola: solo due settimane fa Protosenya ha chiesto che la società fosse divisa in due; il figlio riferisce di un' ultima telefonata con i genitori che gli erano sembrati «inquieti». Anche qui si indaga per omicidio-suicidio, ma su coltello e ascia, stranamente, non sembra ci siano impronte. Il cronista che riferisce il dettaglio dice che l'assassino forse indossava dei guanti, elemento che potrebbe rimettere in discussione tutta la ricostruzione.

I siti ucraini che collegavano i due episodi ricordavano che negli ultimi mesi altri manager russi del settore petrolifero sono morti misteriosamente.

Due si sono suicidati a Mosca; uno, Michael Watford, è stato trovato impiccato nel suo garage di Londra.

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