Misura sensata ma tardiva: il fisco disumano la renderà inutile

Misura sensata ma tardiva: il fisco disumano la renderà inutile

Dopo lunghe dilazioni è giunto in porto l'accordo con la Svizzera sulla cessazione del segreto bancario per gli investimenti da parte di soggetti italiani, a cui si accompagna una sanatoria per chi fa la dichiarazione volontaria dei capitali fino ad ora occultati. A favorire l'accordo c'è la rivalutazione del 20% del franco svizzero, che rende conveniente far emergere la plusvalenza in euro, realizzata da chi ha tenuto nelle banche elvetiche somme in valuta locale. Il segreto bancario (...)

(...) svizzero, per altro, ormai è diventato un segreto di Pulcinella, perché viene di continuo derogato da rogatorie giudiziarie italiane e dalle indiscrezioni tipo «Lista Falciani», che a volte mettono alla gogna chi non c'entra. Ma queste indiscrezioni dimostrano anche che non è vero che questa specie di evasione fiscale è «di destra», essendo ampiamente praticata da guru della sinistra e da operatori economici e finanziari che la sostengono con i loro mezzi e la loro influenza. Forse ad accelerare questo condono c'è proprio il fatto che comincia a emergere che l'evasione fiscale è «anche di sinistra» ed è praticata anche dai moralisti.

Quando il governo Berlusconi aveva in progetto questo accordo con la Svizzera che faceva parte di una serie di operazioni rivolte a migliorare il bilancio e a ridurre il debito pubblico, la sinistra e i moralisti anti evasione vi si opposero, sostenendo che si trattava di un condono fiscale e che questi condoni non vanno fatti perché «premiano gli evasori» e incitano a future evasioni. Non valeva osservare che la Svizzera, collaborando con l'Italia negli accertamenti tributari, rende difficili tali evasioni. Si affermava che, comunque, il condono in questione avrebbe creato un «precedente» ad altre sanatorie, in materia tributaria, ed è immorale e pericoloso. E si aggiungeva che anche lo «scudo fiscale» di Tremonti, ministro nei governi Berlusconi, era stato ingiusto e immorale. Ora che il «condono» e lo scudo fiscale per il rientro dei capitali vengono praticati da un ministro del governo di sinistra, di quelle critiche ci si è dimenticati. Eppure la sanatoria è notevole, perché, accanto a una consistente riduzione delle sanzioni, c'è anche la riduzione degli anni necessari per la prescrizione degli accertamenti e dei reati finanziari.

Per sostenere che questo condono è «diverso» si argomenta che con l'accordo l'Italia può chiedere informazioni sul passato e informazioni di gruppo. Il che, per altro, è normale nei condoni. Si aggiunge che adesso noi abbiamo il reato di auto-riciclaggio. Ma questo reato, che per ora è concepito in modo vago e nebuloso, vale per il futuro, mentre il condono vale per il passato. Anche nel passato i condoni sono stati fatti insieme a nuovi strumenti di contrasto all'evasione tributaria. E ciò era previsto anche nell'accordo che il governo Berlusconi si preparava a siglare. Però, adesso, la somma che si spera di ricavare è assai minore di allora. Infatti è vero che in Svizzera ci sono 200-300 miliardi di euro di capitali italiani non dichiarati. Ma molti di essi, oramai, sono estero-vestiti legalmente, anche perché molti dei ricchi italiani (anche di sinistra) hanno preso la cittadinanza svizzera. E molti capitali che verranno dichiarati, per sanatoria fiscale, rimarranno in Svizzera, in modo legale perché in Italia ci sono troppe complicazioni per gli investimenti finanziari, comprese le oscure norme sull'auto-riciclaggio, i non chiari reati societari, i limiti all'impiego del contante, la comunicazione automatica al fisco dei conti bancari privati, il rinvio della depenalizzazione della riforma tributaria e della norma sulla chiarificazione dell'abuso di diritto. Ciò spinge a spostare all'estero le sedi giuridiche e fiscali delle imprese.

Una delle ragioni per cui la Svizzera ha abrogato il suo tradizionale segreto bancario è che - comunque - investire in Svizzera conviene. Come conviene farlo in Olanda, che è nell'Eurozona, e a Londra, che è nell'Unione europea ma non nell'euro.

Quindi entrambi i Paesi sono sottoposti alle regole europee sull'informativa tributaria. Per trattenere e attrarre i capitali in Italia occorrono un fisco umano e la rinuncia al dirigismo invadente e macchinoso e al giustizialismo.

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