Modello Milano: altri dubbi Ora è caccia ai voti perduti

Il profilo di Parisi divide, i distinguo leghisti

Modello Milano: altri dubbi Ora è  caccia ai voti perduti

Roma - C'è chi come Matteo Salvini ne liquida con una dichiarazione le velleità politiche nazionali («Farà il capogruppo d'opposizione in consiglio comunale. Punto») e chi vorrebbe coinvolgerlo nello stato maggiore del nuovo centrodestra, magari assegnandogli anche un ruolo da frontman. Il successo a metà di Stefano Parisi - grande rimonta al primo turno, mancata vittoria al ballottaggio - semina dubbi dentro il campo dei moderati. Non si tratta soltanto di interrogativi sulla persona, ma soprattutto sul modello politico da lui incarnato. Meglio cercare un candidato liberal-moderato capace di andare a pescare voti anche in ambienti ora finiti sotto la fascinazione renziana oppure meglio blindare l'elettorato di destra-centro attraverso un candidato dall'identità forte, magari in grado di recuperare chi ha sperimentato il voto ai 5Stelle e di fronte a una offerta credibile potrebbe tornare nell'alveo naturale di centrodestra?

Risposte certe al momento non emergono. C'è chi come Giovanni Toti è da tempo schierato su posizioni favorevoli al cosiddetto «asse del Nord» e invita a non andare a cercare un Papa straniero. E chi evoca la necessità di intercettare quel vento di centro incarnatosi in Parisi, cercando di tenere insieme tutte le varie componenti e recuperando i centristi finiti sotto la grande ala renziana. Posizioni non granitiche visto che anche lo stesso governatore della Liguria invoca la massima apertura possibile della coalizione. «Tutti sono utili e tutti sono indispensabili in questo caso al contrario del vecchio detto. La Lega ha ottenuto buoni risultati, ma che non squilibrano la coalizione in modo significativo. Il derby mi interessa davvero poco: mi interessa un voto in più degli avversari».

Lui, Parisi, fa capire di non avere intenzione di relegarsi in un ruolo periferico e si lascia sfuggire una battuta sul risultato romano del duo Salvini-Meloni. «Coi moderati non si vince? Nemmeno coi radicali mi pare», dice a Un Giorno da Pecora. Forza Italia nel frattempo fa i conti delle Amministrative e ne trae un bilancio positivo visto che si aggiudica 10 capoluoghi contro i 9 del Pd e i 3 di M5s. E soprattutto si prepara alla battaglia per il «No» al referendum. Ieri il nuovo sondaggio Euromedia ha certificato l'allargamento della forchetta con il no al 54 e il sì al 46%.

Oggi Renato Brunetta riunirà lo stato maggiore del partito per ragionare sulle iniziative da intraprendere. Una campagna d'autunno che potrebbe servire come trampolino per la creazione della lista unica di centrodestra alle prossime elezioni politiche.

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