Il modello Ungheria spaventa l'Europa: il fronte pro Orban controlla 500 testate

Numerosi editori hanno ceduto quotidiani e tv a una holding vicina al premier

Il modello Ungheria spaventa l'Europa: il fronte pro Orban controlla 500 testate

Donazioni simultanee e annunci coordinati. Così il fronte pro Orbán ha guadagnato in un colpo solo centinaia di canali di informazione favorevoli al premier ungherese. La mossa, senza precedenti nell'Ue, risale a mercoledì: gli editori di 400 tra quotidiani, siti di news, canali tv ed emittenti radio hanno comunicato di aver ceduto le proprie testate a una holding creata ad hoc ad agosto e vicina al leader magiaro. Gratuitamente, nonostante il valore complessivo delle pubblicazioni sfiorasse i 90 milioni di euro. Se il regolatore darà il via libera - e pare che sarà così, dato che è stato nominato a suo tempo dallo stesso primo ministro - l'operazione creerà a un enorme conglomerato, un unicum in Europa, e l'Ungheria sarà il Paese Ue con il maggior numero di media controllati dallo Stato.

Alcuni analisti la descrivono come una mossa più simbolica che pratica. La maggior parte delle testate era già stata acquistata da alleati di Viktor Orbán negli anni scorsi, se non addirittura fondata apposta per sostenere l'esecutivo, impegnato a realizzare quella che lo stesso premier definì una «democrazia illiberale». Allo stesso tempo, però, tanti altri media tra quelli finiti nel calderone governativo un tempo erano voci indipendenti, stroncate nella progressiva stretta orbaniana sulla libertà d'espressione. Nella cui morsa sono da poco finite anche l'università e la fondazione del filantropo americano-ungherese George Soros, costrette a lasciare Budapest. Secondo una ricerca del sito indipendente Atlatszo, nel 2015 erano 31 i media filogovernativi: oggi sono 500. Negli stessi anni l'Ungheria ha perso 6 posizioni nella classifica sulla libertà di stampa di Reporter senza frontiere. «Per le poche aziende editoriali indipendenti rimaste sarà molto, molto più difficile lavorare, perché avranno contro un unico enorme concorrente», ha detto Agnes Urban, del Mertek Media Monitor di Budapest all'agenzia Ap. Secondo l'Ong Freedom House la sfrontatezza della mossa mostra che il leader magiaro è convinto di poter seguire i propri istinti senza temere reazioni da parte dell'Ue.

Ma il controllo dei mezzi di informazione è l'obiettivo di parecchi governi nell'Est Europa. Proprio nei giorni scorsi Varsavia ha lanciato un (nuovo) appello per «ripolonizzare» i media stranieri che operano nel Paese. Richiamo arrivato dopo che la nuova ambasciatrice statunitense, Georgette Mosbacher, ha espresso «grande preoccupazione» al primo ministro Mateusz Morawiecki per le intimidazioni ricevute dai giornalisti del canale Tvn24, di proprietà del gruppo Usa Discovery.

I reporter in questione avevano realizzato un documentario su un gruppo neo nazista polacco, mostrando gli affiliati nell'atto di festeggiare il compleanno di Adolf Hitler. Varsavia - per bocca di diversi alti funzionari, compreso il ministro dell'Interno - ha replicato accusandoli di aver inscenato tutto.

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