Roma - Una serie di passi falsi. Scelte di politica europea fatte in funzione di equilibri italiani. Campanelli di allarme ignorati, trattative andate male per mancanza di interlocutori. Il tutto con un costo consistente per i contribuenti e i risparmiatori. Il problema, spiegava ieri una fonte europea, è che la luna di miele tra Matteo Renzi e l'Ue non è mai iniziata. Appena insediato a Palazzo Chigi l'ex sindaco inserì nella lista delle cose da rottamare anche la «burocrazia» di Bruxelles. La premessa per un ruolo più attivo dell'Italia, pensarono in molti. Ma poi non è andata così. Dopo quasi due anni l'Italia in Europa è debolissima. In pessimi rapporti con l'esecutivo Ue, ma anche isolata rispetto agli altri partner comunitari.
CON IL PIEDE SBAGLIATO
I primi attriti risalgono alla precedente Commissione, quella guidata da Manuel Barroso. Il commissario Katainen manda una lettera all'Italia nella quale fa le pulci alla legge di Stabilità. Il governo pubblica la missiva. Renzi sfida Bruxelles: «È finito il tempo delle lettere segrete. Due miliardi li trovo anche domattina!». Ai due miliardi se ne sono aggiunti altri. La Commissione ha concesso lo 0,4% di Pil.
STABILITÀ, GIUDIZIO SOSPESO
Per il 2016 l'Italia ha fatto il bis e chiesto tutta la flessibilità possibile. Anche grazie ai rapporti sempre più tesi e alle irritualità ora sono a rischio 10 miliardi già inseriti nella legge di Stabilità, ma sui quali la Commissione darà il via libera solo in primavera. Agli occhi dei partner europei come la Germania è la dimostrazione che l'Italia non è affidabile. La conferma di un pregiudizio, che rischia di colpire anche il presidente della Bce Mario Draghi, accusato dai tedeschi di finanziare con la politica monetaria europea, la spesa pubblica di stati poco rigorosi come l'Italia.
NOMINE SBAGLIATE
I rapporti non migliorano nemmeno con la commissione guidata da Jean Claude Juncker. La sfida di Renzi all'euroburocrazia si traduce in una irritualità ostentata che non piace per niente alle istituzioni europee. Impone Federica Mogherini come Alto rappresentante agli esteri, forse ignorando che quel commissario è per definizione lontano dai dossier che più interessano l'Italia. Quelli interni ed economici. Il costo è alto. Al posto di Mogherini l'Italia avrebbe potuto ottenere la presidenza del Consiglio Ue (con Enrico Letta magari) e un commissario. Poi più euroburocrati. Renzi li odia ma sono loro a fare la differenza.
BANCHE, PAGANO I RISPARMIATORI
La debolezza a Bruxelles si ripercuote su tutti i principali dossier. La trattativa con la direzione concorrenza sul «salva banche» è un fallimento. Le colpe sono anche dei governi precedenti, ma l'esecutivo Renzi non riesce a convincere Bruxelles che i salvataggi non avverrebbero con soldi pubblici. Pagano azionisti e obbligazionisti. Il rischio è che le banche diventino il grimaldello per imporci la troika.
FLOP ILVA E IMMIGRAZIONE
L'Italia ha sostanzialmente perso due battaglie. Quella sul controllo dei confini poi quella sulla redistribuzione dei profughi. Questa volta siamo in sintonia, ma inciampiamo sul mancato controllo delle impronte agli immigrati. Parte una procedura di infrazione.
Male anche sull'Ilva, al centro di due procedure di infrazione. Una sulle norme ambientali e l'altra (un preavviso) per aiuti di stato. Ancora una volta, mancanza di fiducia e una gestione goffa degli affari europei. Il conto lo pagano, in un modo o nell'altro, gli italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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