Politica

Il monito di Cassese e Nordio: con una frase smontano le toghe

Il giudice emerito della Corte costituzionale lancia l'accusa dalla Leopolda: "L'indipendenza è diventata auto-governo, c'è uno Stato nello Stato". Il monito di Nordio: "I pm hanno un potere immenso, è demenziale"

Il monito di Cassese e Nordio: con una frase smontano le toghe

C'è anche la giustizia al centro della Leopolda 2021, l'appuntamento renziano arrivato alla sua 11esima edizione. Diversi gli ospiti intervenuti per trattare un tema che nel tempo ha acquisito un'importanza cruciale. A prendere parola è stato anche Sabino Cassese, che non ha fatto sconti al mondo della giustizia che in questi anni ha mostrato più di qualche falla. C'è infatti un arretrato di circa sei milioni di procedure e, secondo i sondaggi, negli ultimi 10 anni la fiducia degli italiani nella giustizia si è quasi dimezzata.

Alla luce di tutto ciò, il giudice emerito della Corte costituzionale ha fatto notare che risulta esserci "una crescente domanda di giustizia che non viene soddisfatta, visto che quei 6 milioni pesano perché ci sono 6 milioni di persone che aspettano giustizia". Il che si può tradurre in un monito chiarissimo: "Non c'è consonanza tra Paese e giustizia".

L'accusa di Cassese

La Costituzione prevedeva uno scudo per evitare la politicizzazione e garantire l'indipendenza dell'ordine giudiziario, ma Cassese sostiene che l'indipendenza è ormai "diventata auto-governo" e quindi si è costituito una sorta di "Stato nello Stato". E a sostegno della sua conclusione ha portato un esempio: "Il Consiglio superiore della magistratura non fornisce i dati dei propri dipendenti al ministero dell'Economia e delle finanze perché ritiene di non essere parte dello Stato".

Inoltre ha fatto notare che una parte dell'ordine giudiziario, una parte di magistrati, "ha le posizioni più importanti nel ministero della Giustizia". Il giudice emerito della Corte costituzionale ha poi denunciato che si sta creando e sviluppando progressivamente "una politicizzazione endogena all'interno della magistratura": a suo giudizio il risultato è che i poteri, piuttosto che essere separati come sancito dalla Costituzione italiana, "sono concentrati all'interno del potere giudiziario".

Il monito di Nordio

Dure parole sono state usate anche dall'ex magistrato Carlo Nordio, secondo cui il pubblico ministero italiano "è l'unico organismo al mondo che ha un potere immenso senza nessuna responsabilità, in base all'obbligatorietà dell'azione penale che è diventata in realtà un libero arbitrio". Ha lamentato che il pm nel nostro Paese può indagare "su chiunque, come vuole e quando vuole, senza rispondere a nessuno perché gode delle stesse guarentigie del giudice". Senza mezzi termini l'ha etichettata come "una cosa demenziale".

Secondo Nordio i rapporti tra la stampa e la magistratura avvengono perché "nessuno vigila sul mantenimento del segreto istruttorio".

Per l'ex magistrato "certi giornali amici" vengono a conoscenza di determinate notizie per poi ricambiare il favore: "I magistrati vengono poi ripagati dai giornalisti attraverso una incensazione che spiana una futura carriera politica".

Commenti