Come intellettuale nato in una ex colonia britannica V. S. Naipaul è decisamente controcorrente: pur avendo la pelle scura detesta «l'autodistruttivo razzismo dei negri», preferisce di gran lunga criticare le miserie del postcolonialismo piuttosto che i misfatti dell'imperialismo ed è talmente detestato dall'inespugnabile fortino dell'intellighenzia liberal anglosassone da essersene guadagnato insulti che vanno da misogino a sadico a bigotto.
Vidiadhar Surajprasad Naipaul (Vidia per gli amici e i numerosi nemici) se ne frega da sempre e tre giorni fa ha rilanciato pesantemente, mirando dritto al bersaglio più grosso e più pericoloso disponibile attualmente su piazza: l'islam. Non che abbia detto cose nuovissime (se Oriana Fallaci fosse viva, per esempio, le direbbe da par suo, e lo fanno tuttora tra gli altri giornalisti come Magdi Allam e Carlo Panella), ma le ha scandite con il suo inconfondibile stile abrasivo, lanciando una denuncia che è al tempo stesso una condanna.
Il bersaglio della sua polemica è il cosiddetto Stato islamico, ma di fatto è l'islam tout court . Quello che - si legge nell'articolo di Naipaul pubblicato domenica dal quotidiano inglese Daily Mail - «negli ultimi tre o quattro secoli dai tempi di Cartesio, Leibniz o Newton è rimasto congelato nelle rivelazioni del Corano e degli hadith del VI secolo». Lo Stato islamico «deve esser visto come la più potente minaccia per il mondo dai tempi del Terzo Reich» e «il suo annientamento militare come forza anti-civiltà deve essere oggi l'obiettivo di un mondo che tiene alle proprie libertà ideologiche e materiali».
L'equiparazione tra gli jihadisti dei nostri giorni e il regime nazista tedesco è quasi perfetta in Naipaul. «Lo Stato islamico - scrive il premio Nobel nato a Trinidad - è proteso a un olocausto contemporaneo, l'omicidio di sciiti, ebrei, cristiani, copti, iazidi: potrebbe abbandonare l'etichetta di Califfato e farsi chiamare Quarto Reich».
Contro questi fanatici e ignoranti distruttori della civiltà e della idea stessa di bellezza, manifestata con l'accanimento contro le opere d'arte delle culture preislamiche, servirebbe da parte dell'Occidente chiarezza di idee e unità d'intenti. E invece, denuncia Naipaul, i leader politici si rifiutano di vedere il pericolo di un islamismo che «nega il valore e addirittura l'esistenza di civiltà che hanno preceduto le rivelazioni del Corano... l'idea della fede che abolisce la Storia». Così «David Cameron, Barack Obama e François Hollande, dopo ogni oltraggio islamista preferiscono parlare di frange pazzoidi».
Niente di più irresponsabile, accusa l'ottantaduenne «intellettuale senza radici» che ha scelto di vivere nell'Inghilterra profonda, che ammonisce: «L'islamismo è semplice.
Ci sono regole cui obbedire, una guerra santa contro la civiltà, un paradiso dove andare da martire (...), nessuna fedeltà al Paese che ti ha dato una libera istruzione e delle prestazioni sociali. Una pistola, una preghiera e la semplicità di una caverna. Ecco perché partono: sono dei volontari della morte».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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