
Basta una manciata di ore al tribunale del Riesame di Milano per azzerare o quasi la retata con cui il 30 luglio la Procura della Repubblica aveva messo agli arresti sei protagonisti della vita politica e urbanistica milanese. L'ex assessore Giancarlo Tancredi, l'ex funzionario Giuseppe Marinoni e il costruttore Federico Pella, tutti messi agli arresti domiciliari su richiesta dei pm per corruzioni e altri reati, vengono liberati in blocco dal Riesame, come erano stati liberati l'altro giorno il costruttore Andrea Bezziccheri e l'architetto Alessandro Scandurra; l'unico ancora agli arresti è Manfredi Catella, il re del mattone che la Procura, in una memoria depositata ieri, indica come il "dominus" di una Cupola che regnava a Milano: parole impegnative che non hanno evidentemente convinto i giudici. E anche per Catella, la cui posizione verrà decisa nei prossimi giorni, la revoca dell'ordinanza di custodia appare a questo punto inevitabile.
È una botta che la Procura probabilmente si aspettava, dopo la liberazione di Bezziccheri e Scandurra, tanto che ieri il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, prima dell'udienza in tribunale metteva le mani avanti, "il Riesame non esce con la sentenza di assoluzione o di condanna", "non è una valutazione su tutta l'indagine". Ma è chiaro che la botta è forte.
Le motivazioni si conosceranno nei prossimi giorni, ma anche se i giudici si fossero limitati a dire che non c'era motivo di ricorrere agli arresti preventivi, e che l'indagine poteva tranquillamente proseguire a piede libero, la "linea dura" della Procura ne uscirebbe sconfessata.
Proprio per evitare questo scenario, i pm avevano nei giorni scorsi cercato di giocare un'ultima carta, sperando di convincere il Riesame della inevitabilità degli arresti, depositando migliaia di chat scovate sui telefoni degli indagati, sostenendo che la loro lettura avrebbe appesantito anche la posizione del sindaco Sala. Le chat diventano ieri di pubblico dominio, si tratta di un materiale imponente suddiviso in una decina di file, due riguardano direttamente Beppe Sala e i suoi scambi di messaggi con Catella e l'assessore Tancredi; altre riguardano Tancredi, l'architetto Stefano Boeri, il direttore generale del Comune Christian Malangone che da ieri è finito nel registro degli indagati per induzione indebita, lo stesso reato contestato a Sala per la vicenda del Pirellino.
Le chat dimostrano certamente una confidenza fuori dagli schemi tra sindaco e assessori e Catella, il presunto dominus della presunta Cupola, Ma raramente in questo scambio irrituale di consigli si riesce a cogliere l'obbedienza ai voleri di Catella che secondo i pm era diventato il signore incontrastato delle scelte urbanistiche.
Catella martella il sindaco con messaggi insistenti, il tono a volte sfiora l'arroganza, quando qualche ufficio gli da torto insorge, parla di "disquisizione meramente ideologica e intellettualmente modesta". Ma di una acquiescenza ai voleri di mister Coima tale da da giustificare la retata del 30 luglio neanche il tribunale del Riesame ha, evidentemente, trovato traccia.