Coronavirus

Monti ora dà lezioni, ma dimentica i tagli alla sanità

Il senatore a vita, Mario Monti, dà giudizi su come l’Italia sta rispondendo al problema coronavirus. Ma se gli ospedali sono al collasso è anche colpa sua

Monti ora dà lezioni, ma dimentica i tagli alla sanità

Un’Italia derubata e colpita al cuore. Il senatore a vita ed ex presidente del Consiglio, Mario Monti, si permette il lusso di dare giudizi sulla sanità italiana al tempo del coronavirus. Una sanità straziata da anni di tagli che hanno avuto origine proprio durante il suo governo nel "lontano" 2011. Sembra essere passata un’era geologica. Ma i fatti sono accaduti praticamente l’altro ieri. Per molti è l’inizio della fine. Lui, il professor Monti, seduto comodamente dal divano di casa, rilascia interviste e prediche mentre l’Italia è in trincea. Verrebbe da pensare al maresciallo Pietro Badoglio l’8 settembre 1943. Il giorno del "liberi tutti" che racconta sottotraccia la solitudine di un popolo lasciato solo nel momento dell’estremo bisogno. Lo narra nel romanzo di qualche anno fa, dal titolo "L’estate degli inganni", Adelchi Battista.

Mentre il Paese si appresta a soffrire l’occupazione tedesca, il primo ministro, al centro del gioco politico dopo la destituzione e l’arresto di Benito Mussolini, preferisce rinchiudersi in camera a dormire. Sono ore tese. Ma lui non vuole problemi. È ancora presto, appena consumata la cena, quando Badoglio sussurra ai suoi: "Vado a letto e non svegliatemi in nessun caso. L’Italia se la caverà anche senza di me. Ho bisogno di riposare". Sappiamo tutti come va a finire. Monti in questo contesto è un Badoglio postmoderno. Rigido, austero e assolutamente fuori luogo. Dal suo studio elegante e, si spera asettico, dà lezioni di vita. E non è una buona notizia.

Ma andiamo con ordine. Il senatore a vita, ai microfoni di SkyTg24, parlando dell’emergenza Covid-19, spiega che gli italiani sarebbero un popolo di spendaccioni irresponsabili. Poi lascia trasparire un complimento: "Il contagio è arrivato dalla Cina. L’Italia si è mossa molto bene. Non tutto sarà stato perfetto, ma ci si è mossi prima, più incisivamente e disciplinatamente di tanti Paesi occidentali che di solito ci guardano un pochino dall’alto in basso". Già, dall’alto in basso. L’universo sanitario italiano è alle corde. Allo stremo. I nostri medici e infermieri sono in prima linea. Non mangiano. Non dormono. Non vanno neppure al cesso per salvare le vite umane di un Paese che negli ultimi anni è stato consumato da tagli su tagli per colpa dei diktat europei. In una parola: l’austerità che uccide.

Ma la colpa non è solo sua. Per carità. In generale, un passo alla volta, ogni governo che si è succeduto dal 2011 in poi ha contribuito ad accelerare il declino del sistema sanitario nazionale. Tagliuzzando e attingendo alle casse della sanità per rimettere in ordine i conti pubblici. Il punto di partenza risale all’esecutivo guidato dal nostro Mario Monti. Lo ribadisce un dossier intitolato "La spending review sanitaria", dello scorso 4 marzo e pubblicato dagli uffici della Camera. Il contenuto ripercorre i provvedimenti annunciati come razionalizzazioni della spesa, ma che in realtà hanno fatto ben altro.

Anziché eliminare gli sprechi senza diminuire i servizi, questi hanno avuto l’effetto contrario: hanno ridotto al limite l’ossigeno dei nostri sanitari. Si parte con il decreto "Salva Italia", seguito dalla spending review del 2012. Uno dei punti cruciali riguarda il taglio dei posti letto che devono passare da un 4 per ogni mille abitanti a un massimo di 3,7. Per la cronaca, si tratta di uno 0,3% che avrebbe potuto "pesare" fino a 20mila posti in meno. Allo stesso modo il tasso di ospedalizzazione, cioè il numero di ricoveri medio annuale per 100mila abitanti, è stato abbassato da 180 a 160.

Monti è in piacevole compagnia. Non è il solo che ha distrutto il mondo ospedaliero. Dopo di lui, i governi Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Esecutivi che non hanno introdotto alcuna inversione di tendenza per risollevare le sorti dei nostri poveri medici. Durante l’operato dell’ex sindaco di Firenze va citata la legge di Stabilità 2015 che ha chiesto alle regioni 4 miliardi di contributo alle casse statali. Queste, non sapendo da dove prendere i denari, che cosa hanno fatto? Hanno deciso di rinunciare all’aumento di due miliardi di trasferimenti per le spese sanitarie che lo stesso Renzi aveva promesso. Ecco l’anatomia della crisi. Della quale, si spera, si discuterà a emergenza finita.

Intanto, malandati e privati delle più elementari libertà personali, andiamo avanti. Ci rialzeremo? Bella domanda. Chiedetelo magari a Mario Monti e al suo amore, nemmeno troppo nascosto, per la patrimoniale. La misura estrema che potrebbe nascondersi dietro la prossima curva della storia. L’ultimo baluardo contro il default.

Quella bancarotta tanto temuta, quanto sbandierata, dall’austerità europea.

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